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Presentazioni: una proposta di attività didattica

Riceviamo e pubblichiamo

Caratteristiche

  • L’argomento della presentazione viene concordato insieme agli studenti.
  • Si assegna un numero di giorni congruo per la preparazione della presentazione a casa.
  • L’insegnante non interviene nella correzione prima della performance in aula.
  • Questo tipo di attività permette la Produzione orale (e scritta) fornendo allo studente:

o        la possibilità di controllare meglio la propria produzione orale dal punto di vista formale, grazie al lavoro preliminare a casa;

o        la possibilità di superare l’eventuale disagio legato ad una produzione orale più libera eseguita in aula senza un’adeguata preparazione.

Variante

Le presentazioni possono essere registrate con un registratore audio o una videocamera. L’insegnante, che può fingersi il presentatore di una trasmissione radiofonica o televisiva, presenta i diversi oratori. Sarebbe bene che non intervenisse, ma può fare dei brevissimi interventi per chiarire alcuni punti. I suoi interventi saranno tuttavia spontanei e verosimili; ad esempio, serviranno a chiarire il significato o la pronuncia di alcune parole straniere che altrimenti, e verosimilmente, risulterebbero incomprensibili.

Un esempio reale

Titolo: Il rito del sakè in Giappone

Studente 1
Uomo, età 30 anni circa, livello B1; a casa ha solo preso degli appunti; la sua presentazione risulta quindi meno curata dal punto di vista formale.

Studente 2
Donna, età 30 anni circa, livello B1; è stata sua l’idea di rendere queste presentazioni un esercizio costante in aula, dopo avere ascoltato la presentazione spontaneamente realizzata da un compagno di classe – lo studente 1 – su un testo precedentemente studiato in classe relativo ad un argomento di suo particolare interesse, cioè l’importanza di fare una colazione sana e abbondante (lo studente in questione non fa mai colazione…). Lo studente 2 ha motivato la sua proposta di rendere stabili queste presentazioni, in quanto l’aiutano a lavorare sulla lingua senza dover troppo pensare alla forma nel momento della ‘performance’ orale in aula. Nel caso specifico, la studentessa ha lavorato bene a casa, ha scritto il suo intervento e l’ha particolarmente curato dal punto di vista formale. Durante la sua presentazione ‘sbircia’ sul quaderno per aiutarsi. Alla fine della sua presentazione, dopo essersi scusata per aver ‘sbirciato’ sul foglio, mi ha consegnato volentieri il suo elaborato scritto.

Trascrizione integrale della presentazione dello studente 1

Insegnante: Adesso il signor Yoshi ci parlerà di un rito che è molto diffuso, anzi direi che è una delle caratteristiche del Paese da cui il signor Yoshi proviene, cioè il Giappone. Prego…

Studente 1: In Giappone c’è il sakè, una parola… la parola ‘sakè’. Questa parola – il sakè – non significa solo ‘sakè giapponese’ … il ‘sakè giapponese’, ma anche significa i bevandi alcolici: il vino, il birra, anche il wiskey. Quindi, si dice qualche volta: ‘Andiamo a bere… andiamo a bere il sakè’? significa…  quando si usa questa parola… per invitare  gli amici; perché il sakè si usa…  il sakè si usa per più vicinare, più… avvicinare di più il relazione… la relazione. Non è importante bere il sakè, proprio il sakè, questo… questa azione per fare amicizia, per migliorare questa relazione, fra gli amici, tra la famiglia, le persone. Quindi, per giapponese è importante questa occasione di… in cui, in cui le persone lo bevono insieme.[1]

[applauso spontaneo]

Insegnante: Grazie, signor Yoshi. Adesso vorremmo ascoltare… vorremmo ascoltare che cosa la signora Kazumi ci dice, sempre a proposito di questo rito fondamentale in Giappone… Prego signora:

Trascrizione integrale della presentazione dello studente 2

Studente 2: Buongiorno…

Insegnante: Buongiorno…

Studente 2 : … tutti [guarda il compagno di classe].

Studente 1: Buongiorno

Studente 2: Io penso che i giapponesi si trasfe… si trasfermino mentre bevono il sakè. Questo è – penso – più tranquilli, più allegri, eh… più tristi. Ma comunque esprimono bene quello che pensano nel cuore dopo aver preso il sakè. Quando lo bevono, dopo aver lavorato tanto, loro vanno l’ ‘izakaia’ dove si può cenare e bevono sakè…

Insegnante: Mi scusi signora Kazumi: come ha detto? Ha usato un termine, ha usato una parola giapponese… Può ripeterla, per favore?

Studente 2: ‘Izakaia’. Si chiama ‘izakaia’ dove si può cenare e bere sakè. Gli ‘izakaia’ sono locali piccoli, di solito piccoli, quindi ci si siede molto vicini, parlando o raccontando i propri… i propri problemi e pensieri. Sicuramente il sakè ti fa rilassare e anche permettere loro di ascoltare seriamente…

Insegnante: … gli altri…

Studente 2: … altri, nel cuore. Poi, dopo aver bevuto, comincia a cantare e a ballare… una cosa… rumore. In quel momento, si aprono senza fare complimenti, e riuscindo… riuscendo a superare a loro personalità nascosta. Sicuramente. Nella mia esperienza di impiegata in Giappone, ho capito il sakè è molto utile per conoscere le persone. Persone, per me, per i miei clienti e i colleghi… Anzi se uno vuole conoscere le persone, di solito dice: ‘Andiamo “izakaia” questa sera…’

[applauso]

Trascrizione integrale del testo scritto preparato a casa dallo studente 2

Penso che i giapponesi si trasformimo mentre bevono il sakè: più allegri, più tristi, più tranquilli… comunque esprimono bene quello che pensano nel cuore dopo aver preso il sakè. Quando lo bevono? Dopo aver lavorato tanto, loro vanno all’izakaia dove si può cenare e bere sakè. Gli izakaia sono locali di solito piccoli, quindi ci si siede molto vicini, parlando o raccontando i propri problemi e pensieri. Sicuramente il sakè ti fa rilassare e permette loro di ascoltare seriamente. Poi cominciano a cantare, ballare, ecc. In quel momento, si aprono senza fare complimenti, riuscendo così a svelare la loro personalità nascosta. Nella mia esperienza di impiegata in Giappone, ho capito il sakè è molto utile per conoscere i colleghi e i clienti. Anzi, se uno vuole entrare in confidenza con qualcuno, dice spesso: “Beviamoci un sakè stasera!”

Seguito

Dopo aver ascoltato le 2 presentazioni, abbiamo ascoltato insieme la registrazione. Abbiamo così avuto la possibilità di osservare l’uso che entrambi avevano fatto della lingua italiana, sia dal punto di vista formale che dal punto di vista ‘culturale’. Riporto qui qualche esempio della discussione avuta insieme:

Studente 1

Abbiamo in particolare notato come lo studente si sia autocorretto in ben 2 occasioni; quando ha detto: il sakè si usa per più vicinare, più… avvicinare di più, e: il relazione… la relazione. Inoltre, ci siamo soffermati sull’uso della parola “alcolici” nella frase: il sakè – non significa solo ‘sakè giapponese’ … il ‘sakè giapponese’, ma anche significa i bevandi alcolici (ricordo che lo studente 1 fa il cuoco di professione). Abbiamo concordato sul fatto che avesse probabilmente fatto confusione tra il sostantivo “gli alcolici” e l’aggettivo “alcolico”, applicando la forma che conosceva meglio – cioè il sostantivo ” alcolici” – al gruppo “i bevandi alcolici” ed estendendo così il genere maschile anche al sostantivo “bevande”. Abbiamo inoltre condiviso la soddisfazione per l’uso pressoché spontaneo (ricordo che lo studente aveva soltanto preso degli appunti a casa) dei pronomi appena studiati “lo” e “in cui”.

Studente 2

È stato particolarmente interessante discutere dell’uso dell’espressione quello che pensano nel cuore. Abbiamo concordato sul fatto che dire semplicemente “quello che pensano” sarebbe già stato sufficiente per esprimere interamente il concetto, e che il riferimento al “cuore” è probabilmente un riflesso di tipo culturale o il tentativo di tradurre in italiano un’espressione evidentemente diversa nella lingua madre dello studente, cioè il giapponese. Abbiamo inoltre notato come nella presentazione orale, lo studente avesse ‘storpiato’ per ben 2 volte il verbo “trasformare”, benché avesse usato la forma corretta nel testo scritto a casa, dicendo “trasfermino” piuttosto che “trasformino”.

Conclusioni

Dopo aver eseguito le 2 presentazioni orali e osservato l’uso che era stato fatto della lingua italiana riascoltando la registrazione, è stato del tutto spontaneo approfondire l’argomento, permettendo in tal modo un’ulteriore produzione orale più libera, potendo questa volta contare su un bagaglio già conosciuto di termini adeguati.

Che dire? l’esperimento è stato per me doppiamente appagante.

Primo: questa volta non sono stata io a proporre qualcosa agli studenti ma gli studenti a proporre qualcosa a me, il che non capita tutti i giorni e, soprattutto, non di fronte a tutte le nazionalità/culture.

Secondo: l’entusiasmo, la serietà e la soddisfazione mostrati dagli studenti nel realizzare quest’attività sono la migliore garanzia di un lavoro fatto bene e di successo.

tindaraignazzitto@alice.it

[1] In classe era stato appena affrontato lo studio dei pronomi personali diretti/indiretti e dei pronomi relativi. Come si nota, nella presentazione dello studente è presente il pronome diretto ‘lo ‘ [berlo insieme] e il pronome relativo ‘in cui ‘. Lo studente era visibilmente contento di essere riuscito a utilizzarli in maniera corretta.