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Una lezione di lettura: un esempio

Come per l’ascolto, poniamo lo studente nelle stesse condizioni della persona di madrelingua, e poi per aiutarlo non rallentiamo la velocità di lettura ma gli facciamo leggere il brano più volte.

Distribuire una fotocopia a testa di un brano scelto in base alla probabilità che sia il tipo di testo che gli studenti intendono essere in grado di leggere e capire;

  • dire agli studenti che disporranno di un tempo limite per arrivare alla fine del brano (questo tempo dovrebbe essere quello di un lento ma competente lettore di madrelingua). Se a ciò gli studenti reagiscono dicendo che è impossibile, spiegare loro che devono saltare parole incomprensibili, gruppi di parole, righe intere; l’essenziale è che leggano rapidamente, che non si fermino e che arrivino all’ultima parola alla scadenza del tempo. (Con “leggere” non intendiamo ovviamente “leggere ad alta voce”. Questo per motivi che ormai dovrebbero esser chiari.);
  • dare il via e far scattare l’orologio. (Per un articolo di giornale si tratta di un tempo compreso fra 2 e 4 minuti circa.);
  • mentre leggono dare a bassa voce e in modo non invadente delle indicazioni sul tempo del tipo: “Mancano due minuti”, “Manca un minuto”, ecc.;
  • scaduto il tempo, dire ad alta voce e in tono netto: “Basta”. Chiedere se hanno finito. Quando per gli studenti l’attività è nuova nessuno ha finito, ma tutti sono molto più avanti di quanto prima immaginavano e hanno capito più di quanto si aspettavano;
  • spiegare loro che alla seconda lettura capiranno di più. Le regole di lettura rimangono uguali e questa volta dovrebbero cercare di arrivare alla fine. E via come prima;
  • questa volta qualcuno probabilmente ha finito. Dare inizio ad una terza lettura;
  • a questo punto, per variare l’attività e per consentire agli studenti un confronto sul contenuto del brano, confronto che può dar luogo a ipotesi contrastanti, la qual cosa a sua volta accrescerà la voglia di leggerlo di nuovo, creare gruppi di 4 o 5 studenti. Con i fogli rovesciati devono socializzare quanto hanno capito;
  • appena un gruppo ha finito, bloccare il lavoro e dare il via alla quarta lettura, seguita da un’altra socializzazione e poi da una quinta lettura;
  • chiedere agli studenti se ora hanno capito di più rispetto alla prima lettura (non chiedere che cosa hanno capito: è uno spreco di tempo, a parte il fatto che esiste un abisso fra ciò che lo studente ha da dire e ciò che sa dire);
  • se affermano di aver capito di più rispetto alla prima lettura (e non può essere altrimenti se sono sinceri) dichiarare raggiunto l’obiettivo e conclusa l’attività. Per tale attività saranno stati spesi all’incirca 30 minuti.

Questa strategia, consistente nel forzare i tempi e far leggere tante volte lo stesso brano, mira a contrastare e bloccare una strategia sbagliata che molti studenti (la maggioranza) seguirebbero se lasciati liberi. Essi cioè si fermerebbero alla prima parola che presentasse difficoltà, cercandola nel dizionario, e così via ad ogni parola. L’attività diventerebbe, allora, un lavoro di pura superficie (cioè “che cosa vogliono dire queste parole?”) e in tal modo l’esperienza extralinguistica dello studente non entrerebbe in gioco in tutta la sua potenza impedendo al meccanismo della colmatura di dispiegare tutta la propria efficacia.