Obiettivi di una lezione di ascolto
(cioè, una lezione che mira a sviluppare l’abilità dello studente di comprendere la lingua parlata)
L’abilità di comprendere la lingua parlata deve essere sviluppata in classe al pari di tutte le altre abilità linguistiche di cui lo studente avrà bisogno nell’esercizio della lingua che sta studiando, e perché questo sviluppo sia più rapido possibile è necessario sottoporre allo studente materiale di ascolto autentico, cioè brani di comunicazione effettiva, sotto forma di lingua parlata, tra persone di madrelingua (vedi “Il materiale orale autentico” di G. Piva in Bollettino Dilit, 1980, n°2). Convinti di questo, al momento di intraprendere una lezione di ascolto, è necessario avere idee molto chiare sugli obiettivi della lezione stessa e trasmettere queste idee chiare agli studenti.
Per lo studente la lezione sarà difficile. Se si usa materiale autentico, infatti, la difficoltà sarà sempre massima. Egli si troverà davanti ad un flusso quasi ininterrotto di suoni, alcuni più forti, altri meno, non davanti a parole staccate l’una dall’altra, chiare, facilmente identificabili.
L’obiettivo della lezione non sarà certo quello di far capire “tutto” allo studente. E poi, che significa “tutto”? Tutte le parole? Non dimentichiamo che spesso anche una persona di madrelingua non capisce tutte le parole; ciò non toglie che capisca il significato, il contenuto generale del discorso. Quindi, se il “capire tutto” può non avvenire fra le stesse persone di madrelingua non lo si deve certo pretendere da uno studente straniero.
D’altro canto, però, una volta ascoltata una registrazione con le difficoltà descritte sopra, lo studente dirà che non ha capito “niente”. Ma è vero che non ha capito “niente”? Bisogna tener presente che lo studente è già un “comunicatore” nella sua lingua ed è in grado, per esempio, di capire l’atteggiamento emotivo delle persone che parlano dal tono della voce, dalla velocità con cui parlano. Inoltre lo studente è una persona che vive in un contesto umano, sociale, politico, e se capterà, per esempio, soltanto il nome “Breznev” in tutta una conversazione, capirà che molto probabilmente si sta parlando di politica. Questo non equivale a non aver capito “niente”.
“Capire” e “non capire” è una dicotomia presente nella maggior parte degli studenti. Se invece consideriamo più correttamente il problema vedremo che il capire è un continuum lungo il quale ogni studente occuperà una posizione X dalla quale può spostarsi e capire di più, e poi ancora di più, ecc.
capire tutto
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x
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capire niente
Dopo aver ascoltato un brano, quindi, lo studente avrà capito “qualche cosa” e su questo “qualche cosa” dovrà costruire con la sua logica e la sua esperienza della comunicazione.
Come dice Gillian Brown nel suo libro Listening to Spoken English lo studente “dovrà imparare a fare intelligenti supposizioni, da tutti gli indizi che ha a disposizione, sul probabile contenuto del messaggio; dovrà inoltre rivedere questa interpretazione, se necessario, alla luce di nuovi indizi scaturiti dalle frasi seguenti. In breve, deve imparare ad ascoltare come un nativo”.
Quando un nativo ascolta, dopo essere entrato nell’argomento, comincia, più o meno inconsciamente, a fare previsioni su ciò che l’altro dirà, su come concluderà il discorso, e il grado di sorpresa che può mostrare davanti ad un’affermazione dell’altro può dare la misura di quanto le sue aspettative fossero differenti. Lo studente dovrà impegnarsi sfruttando questa capacità che ha nella sua lingua.
Ascoltando più volte una registrazione, per esempio, dovrà fare ragionamenti del tipo: “Poiché qualcuno, ha detto ‘separazione’, forse sta parlando di problemi coniugali” oppure “Poiché qualcuno, mentre parla, ride, forse sta trattando argomenti leggeri”. Queste ed altre ipotesi lo porteranno, ascoltando il brano la seconda volta, a capire di più. Capire di più, a sua volta, stimolerà in lui nuove e più esatte deduzioni, previsioni ed ipotesi, che lo aiuteranno poi a comprendere ancora di più ascoltando la terza volta, e così via. Ogni ipotesi lo porterà a farne altre e, procedendo così, si “contestualizzerà” progressivamente.
C’è da dire inoltre, e cito ancora Gillian Brown, che “ogni volta che si ascolta, si ascolta per capire il significato del messaggio, non per scoprire come il messaggio è stato pronunciato, articolato. Se infatti si pone l’attenzione su come le parole sono state dette è molto improbabile che si possa simultaneamente capire ciò che è stato detto”.
Affinché lo studente lavori nel modo più giusto e non si senta frustrato, durante o alla fine di una lezione di ascolto, è necessario che abbia coscienza di quanto è stato detto finora. È quindi compito dell’insegnante non creargli false aspettative chiarendo che se un tale lavoro, fatto con impegno, porta alcuni a capire il 10%, altri il 5% soltanto, non c’è affatto da scandalizzarsi, ma che si è fatto un altro passo lungo quella linea continua che va dal “capire poco” al “capire molto”.