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Premessa alla Cura dei dettagli nella pratica dell’insegnamento linguistico

Esistono tanti bei principi teorici nel nostro campo. Non sempre è facile metterli in pratica. E allora qualcuno dice “cerchiamo altri principi meno vincolanti, così metterli in pratica sarà più facile”. Di fatto questi altri principi si trovano. Non è più come negli anni cinquanta-sessanta in cui tutti i teorici la pensavano nello stesso modo. Negli anni settanta nuove prospettive si sono aperte e siamo arrivati alla fine del secolo scorso con sul tavolo, più o meno intatti, concetti come “comunicativo”, “interlingua”, “acquisizione”, “testualità”, “autenticità”, “autonomia”, “imparare ad imparare”, “studente come ricercatore”, “centralità dello studente”, “apprendimento come processo”, “interazione in coppie”, “apprendimento esperienziale”, “studente come persona integrale”, “apprendimento subconscio”, “stimoli multisensoriali”, “insegnamento fra pari”, “periodo di silenzio”, “la classe come comunità”, “insegnante come facilitatore”, “la conoscenza come costruzione”, ed altri ancora.

Tanti bei principi. Però…

Perché portare in classe lingua autentica quando lo studente vuole lingua semplificata? Che senso ha utilizzare testi autentici quando lo studente rivendica testi semplificati? Perché insisto a farli parlare in coppie quando vogliono parlare con l’insegnante per sentire la lingua corretta e per essere corretti? Perché cercare di fargli spremere il cervello nella ricerca di regolarità in campi disordinati invece di farli lavorare su frasi ordinate come vogliono loro?

Quante volte questo pensieri ci hanno attraversato la mente? Quante volte vorremmo cedere alla tentazione di smettere di lottare contro gli studenti ingrati? Tutto sarebbe più facile se i teorici fossero meno esigenti.

Ecco, credo che questo sia il quadro attuale. I tempi eroici sono finiti. Nuove teorie stanno nascendo. Mi correggo, non sono nuove teorie: sono le stesse grandi teorie del fine secolo, modificate però per essere meno impegnative nella applicazione pratica. Accettandole l’insegnante potrebbe tranquillamente fare tutto quello che lo studente sopraevocato vuole, senza sensi di colpa. In fondo “Che male c’è?”

In realtà tali modifiche spesso danneggiano l’essenza stessa dai grandi principi. Questo seminario vuole sostenere che c’è un’altra via d’uscita, che si può percorrere un’altra strada. Non c’è bisogno di abbandonare nessuno dei grandi principi. Il segreto è occuparsi con grande attenzione dei piccoli dettagli nella pratica.