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Un’altra angolazione

Sotto l’ombrello “approccio comunicativo” a cui oggi affermano di ispirarsi tanti insegnanti si celano scelte didattiche molto diverse, ma in molti, ad un primo pronunciamento, saranno d’accordo che l’uso di un testo cinematografico può essere un’altra occasione per mettere gli studenti di fronte a materiali autentici, in situazioni virtualmente autentiche, e un’opportunità per proporre alcune attività didatticamente interessanti.

In questi ultimi anni c’è stata una grande produzione di materiale video. Per quanto riguarda tale materiale esistono molte guide, esercizi e fogli di lavoro per utilizzarlo, anche se non sempre in modo efficiente ed fantasioso. Dall’altra parte l’uso del testo cinematografico come strumento didattico pone dei problemi sia all’insegnante sia allo studente. Il testo cinematografico, essendo prodotto per rappresentare l’autenticità, non è fatto allo scopo di imparare/insegnare, o meglio, imparare a imparare una lingua. Ciò significa che dobbiamo creare/inventare modi di usare tale materiale.

Alcuni dei problemi che però normalmente scoraggiano un insegnante dall’usare un testo cinematografico sono:

  • L’insegnante  pensa che tale attività sia uno spreco di tempo perché crede che gli studenti spesso capiscono troppo poco.
  • Proporre un’attività di questo tipo per molti insegnanti significa assecondare la pigrizia degli studenti.
  • L’insegnante deve trovare la voglia, l’energia e il tempo per vedere vari film, per avere l’opportunità di scegliere quel pezzo che si può usare in classe e inoltre creare/inventare attività che corrispondano alle aspettative degli studenti e agli obiettivi dell’insegnante.

Il nostro laboratorio (vedi l’articolo di Ernesto Rostagno) voleva essere un piccolo esempio di come, adottando un’ottica diversa, questo tipo di problemi sia superabile. Inoltre avevamo un duplice obiettivo; il primo era di creare/inventare un’attività di acquisizione/apprendimento efficace; il secondo, quello di coinvolgere e stimolare gli studenti in modo che nascesse in loro il desiderio di vedere l’intero film.

Bisogna riconoscere che il testo cinematografico può comportare una serie di problemi che possiamo raggruppare come segue:

  • l’effetto ipnotico della televisione può indurre ad una visione passiva nel senso che gli studenti sono mentalmente e fisicamente troppo rilassati;
  • il testo cinematografico può essere al contrario troppo stimolante e gli obiettivi didattici si confondono o peggio ancora sono dimenticati;
  • gli studenti sono normalmente abituati ad una visione passiva, (a casa o al cinema) e questo comportamento si trasferisce all’ambiente della classe;
  • ed infine il fatto che un film implica godimento, e questo può ostacolare l’accettazione o l’apprezzamento del potenziale del testo cinematografico come strumento utile nell’acquisizione di una lingua straniera.

Un elemento decisivo per ridurre se non eliminare alcuni dei problemi menzionati sopra è la durata del testo cinematografico scelto. In una ricerca condotta negli anni Sessanta (Vernon 1963) sulla quantità e qualità di informazione ritenuta da un testo cinematografico da parte di spettatori di madrelingua, è stato stabilito che la durata ottimale era tra i sei e sette minuti, dopodiché c’è una forte diminuzione nella quantità di tale informazione e l’insorgere di parte dei problemi sopra elencati.

Un passo avanti: navigando (in inglese si dice “surfing” e sicuramente il contesto visivo immaginario associato a queste due parole è diverso) in Internet mi sono trovato in un newsgroup (TESL) che discuteva sull’efficacia o meno di diversi modi di affrontare l’attività di lettura (di testi autentici, si spera) ed uno dei punti riguardava l’importanza del contesto. È su questo che voglio soffermarmi un po’. Cosa ci dà in più l’uso di un testo cinematografico rispetto ad altro materiale? La risposta è facile: ci dà un elemento in più, il visivo. Ma cosa ha di specifico questo elemento?

Se io leggo un romanzo di Dostojevskij  o uno di Agatha Christie, ho da una parte la libertà di immaginare contesti vari tra quelli che compongono l’insieme inteso dall’autore ma anche sicuramente, dall’altra, la mancanza di un elemento importante, quello visivo per “contestualizzare” con più efficacia per esempio l’ambiente sociale del loro tempo. Parliamo della televisione: in Italia in questi ultimi cinquanta anni ha avuto il merito di creare una cultura nazionale. Come? Sicuramente uno degli strumenti maggiori è stata la lingua, quella che il mio computer chiama “Italian Standard” e attraverso l’uso di immagini, cioè di contesti visivi, che hanno fatto conoscere e reso familiare ciò che prima, per distanza chilometrica e diversità culturale, non lo era (il Nord che vede il Sud e viceversa).

Se consideriamo che le differenze linguistiche in Italia erano, secondo la lontananza delle diversità linguistiche dal “centro” cioè dall’“Italian Standard”, frutto della stessa matrice, allora possiamo dire con una certa approssimazione che quello che veramente fu una variabile costante per molte realtà locali era la visione di situazioni nuove nel contesto sociale. Situazioni che col tempo sono diventate realtà che si sono aggiunte a quelle localmente esistenti per formare una cultura più comune e in questo senso più nazionale. Il contadino del Sud che vede per la prima volta sull’unico televisore del paese le strisce pedonali in una città del Nord per poi vederle dopo alcuni anni non lontano da casa sua potrebbe essere un esempio semplice di quello che intendo. Il contesto visivo che col tempo e in certe condizioni diventa conosciuto ed in seguito parte di una realtà culturale e sociale. Andiamo in classe, dove nel peggiore dei casi abbiamo dieci, dodici, quindici studenti che vengono da paesi diversi e nel migliore dei casi conoscono il “surface meaning” di un enunciato o di un gesto ma ne danno un’interpretazione culturalmente diversa tra di loro. In questo caso l’elemento visivo potrebbe essere un aiuto significativo per colmare la distanza tra le varie interpretazioni e portarli verso il contesto generale inteso dall’autore.

In conclusione

Il costante e rapido sviluppo nel mondo della informatica e della multimedialità fa sì che il testo cinematografico può diventare uno dei più validi strumenti nell’acquisizione/apprendimento di una lingua straniera. Le numerose possibilità offerte all’insegnante di manipolare in senso costruttivo tale materiale autentico e produrre attività didatticamente valide sia per la classe sia per lo studio autonomo dello studente sono tutte da sfruttare.