Testi letterari e testi non letterari
Effettivamente, è affascinante la tesi (Jennings, questo volume) per cui la letteratura non è un genere a sé e le caratteristiche attribuitevi si trovano in tanti altri testi che non verrebbero etichettati come letteratura bensì come comunicazione
conventional (v. Widdowson), ossia normale. Tesi per cui i testi letterari devono apparire in corsi di lingua a pari titolo di qualsiasi altro testo e devono essere trattati nello stesso modo.
Però, nonostante la forza delle argomentazioni e delle esemplificazioni portate da Jennings, nonostante le condivisibilissime conseguenze che un tale approccio avrebbe per l’autostima degli studenti provenienti da famiglie meno intellettuali e per la conseguente “democratizzazione” del sapere, non riesco a seguirle fino in fondo. C’è qualcosa che non mi convince.
Non è stato facile capire dove sta l’intoppo nei ragionamenti di Jennings. Devo ammettere che avevo da sempre ciecamente dato per scontata l’affermazione da parte di Widdowson che la letteratura si distinguesse da altri generi testuali proprio per il fatto che il mittente e il parlante sono due entità e non una sola come sarebbero nella comunicazione normale, ed idem per il destinatario e l’interlocutore. Jennings è più che convincente nello smontare questa affermazione. Come lo è anche per le altre caratteristiche comunemente evocate per delineare il confine fra letteratura e non, come per esempio la quantità di metafore e di similitudini.
Però, perché i conti non mi tornano?
È vero o non è vero che, a parità di altre cose, gli studenti trovano un testo letterario più difficile di un testo non letterario? Spesso è vero, non nascondiamocelo, anzi spessissimo. Forse non sempre, non lo so, ma è talmente frequente che un insegnante di lingua non può non tenerne conto. Fortunatamente, come semplici insegnanti di lingua, non ci dobbiamo porre l’obiettivo di creare una grande teoria della differenza fra la letteratura e la comunicazione normale, per sostituire quella di Widdowson, ma possiamo almeno prendere atto della maggior difficoltà di comprensione che presenta un testo letterario rispetto ad uno non letterario. E quindi contemplare una diversità di approccio didattico.
Prima di proseguire nel ragionamento, sempre senza la pretesa di creare una teoria applicabile a tutta la letteratura, è doveroso a questo punto esaminare almeno un esempio per dare qualche sostegno alle mie affermazioni riguardo alla relativa difficoltà di comprensione. Il lettore deciderà poi fin dove sono generalizzabili le mie considerazioni.
Parlando della diversa difficoltà di comprensione di un testo letterario rispetto ad uno non letterario avevo detto “a parità di altre cose”. Forse la più fondamentale di queste “cose” riguarda il “tipo” di testo. Prendiamo, per esempio, il tipo testuale: narrazione. La narrazione la troviamo in tantissimi generi testuali diversi che vanno dalla conversazione fra due sconosciuti che fanno conoscenza, alla lezione universitaria, alla lettera confidenziale e tanti altri ancora. Per i nostri scopi prenderemo in considerazione il giallo (letterario) e la cronaca nera (non letteraria). Seguirà ora un estratto dal giallo La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig (ed. Adelphi, pag. 13-14). Da questo testo, con l’aiuto di una persona esperta nel campo, abbiamo derivato una simulazione di una comunicazione emessa da un’agenzia di stampa, cinque righe che riferiscono in modo molto sintetico i fatti essenziali, sulla quale i giornalisti sono soliti basarsi per scrivere un articolo. Questa comunicazione è stata data poi a due giornalisti professionisti che hanno scritto un articolo ciascuno. I due articoli appaiono qui in coda all’estratto del giallo. Buona lettura e ci sentiamo dopo.
Estratto dal giallo
Domenica, alle otto passate, Frisch non si era ancora visto: la cameriera, allora, preoccupata per l’insolito ritardo, è salita al piano superiore, ma, trovando la camera vuota e il letto intatto, ha pensato in un primo tempo che il padrone avesse passato la notte fuori casa, anche se questo comportamento non rientrava nelle sue abitudini. I primi sospetti sono nati in lei quando si è accorta che dalla rimessa non mancava nessuna delle automobili. Ha bussato allora ripetutamente alla porta dello studio chiamandolo ad alta voce; non ottenendo risposta, si è decisa a entrare, ma nella biblioteca non c’era nessuno. A questo punto non le è rimasto che svegliare la moglie – impresa, questa, non priva di rischi, poiché la signora soffriva d’insonnia e a quell’ora si stava sicuramente godendo il suo primo riposo.
Poco dopo, tutta la servitù era già mobilitata a ispezionare le ventotto stanze, le cantine e la foresteria; la ricerca si è estesa anche alle adiacenze della villa, ma senza alcun risultato. Alla fine qualcuno ha pensato di ricorrere ai cani, i due lupi alsaziani prediletti dal padrone, che per tutta la mattinata non avevano fatto altro che abbaiare ininterrottamente. Il primo, liberato dal recinto, è sfrecciato in direzione dell’intricato giardino; l’altro, tenuto al guinzaglio, li ha guidati senza esitazione sul posto. Il corpo di Frisch, riverso nel suo stesso sangue, è stato trovato al centro del labirinto, e a pochi passi da lui è stata rinvenuta quella che un tempo era la sua pistola d’ordinanza. Nessuno aveva udito lo sparo, poiché l’arma era munita di silenziatore. Invano si è cercato un messaggio, ma sul suo tavolo da lavoro non si è trovato nulla se non una scacchiera con una posizione da gioco già sviluppata in un complicato centro di partita.
Una strana scacchiera, in verità, cucita assieme con pezze chiare e scure di stoffa grezza; e con le pedine formate da bottoni di varie dimensioni che portavano, malamente incise su una faccia – si sarebbe detto con la punta di un chiodo – , le figure del gioco.
Primo articolo
II corpo del signor Frish è stato ritrovato grazie al fiuto dei suoi due lupi alsaziani che per tutta la mattinata avevano abbaiato inutilmente. L’allarme per la scomparsa è stato dato alle 8.00 dalla sua domestica, dopo aver constatato che il padrone non era né a colazione, né nella sua camera (il letto era intatto) né mancava alcuna auto.
L’ex ufficiale giaceva nel giardino-labirinto annesso alla villa. Vicino aveva la sua vecchia pistola d’ordinanza con il silenziatore ancora avvitato. Nessuno ha sentito il colpo: la signora Frish soffre d’insonnia e la mattina dorme fino a tardi. Quello di ieri è stato invece un brusco risveglio per lei. Le ricerche del marito sono durate a lungo: la servitù ha dovuto ispezionare le 28 stanze della villa, le cantine e la foresteria. Solo alla fine, sciolti i cani che abbaiavano ormai da tempo inascoltati, si è trovato il corpo di Frish.
Sarà ora l’autopsia a ricostruire con esattezza l’ora della sua morte e la traiettoria del colpo. Ma intanto gli inquirenti cercano di risolvere il rebus. Suicidio o omicidio prima di tutto. Gli elementi a disposizione degli investigatori non depongono, al momento, per nessuna delle due ipotesi. Nessun biglietto è stato ritrovato.
L’ex ufficiale deve aver lasciato a metà una partita di scacchi: la posizione delle pedine (dei bottoni con incise sopra in modo rudimentale le figure del gioco) su una scacchiera formata da pezze di stoffa grezza, non lascia infatti spazio ad equivoci. Qualcosa ha interrotto la partita richiamando l’attenzione del signor Frish al di fuori della villa? Oppure l’ex ufficiale ha deciso di togliersi la vita lasciando un messaggio “cifrato” sul tavolo da lavoro? Il rompicapo è appena all’inizio.
Secondo articolo
È stato trovato morto ieri mattina Hans Frisch, ex-ufficiale. Il cadavere era nel grande giardino annesso alla sua villa di campagna nei dintorni di Vienna. A pochi passi dal corpo è stata trovata anche la pistola d’ordinanza munita di silenziatore, particolare che spiegherebbe come mai nessuno abbia udito lo sparo. “Tutto lascia pensare che ci troviamo di fronte a un suicidio”, ha commentato il commissario …, intervenuto sul luogo. Una risposta definitiva però si potrà avere soltanto nei prossimi giorni, quando saranno noti l’esito dell’autopsia connotata presso l’ospedale di Vienna e la perizia balistica effettuata sul proiettile che ha ucciso l’ex-ufficiale. Frisch, infatti, non ha lasciato alcun biglietto che possa confermare la tesi del suicidio e piuttosto insoliti sono apparsi alcuni particolari. Sul suo tavolo da lavoro vi era una scacchiera formata da pezze di stoffa grezza e come pedine dei bottoni con incise sopra in modo rudimentale le figure del gioco. I bottoni erano collocati sulla scacchiera in modo da indicare una partita lasciata a metà. L’allarme è stato dato soltanto ieri mattina alle 8 dalla domestica, ma la morte dell’ex-ufficiale potrebbe essersi verificata in un momento qualsiasi tra le nove di sera – ora in cui è stata servita la cena – e il mattino successivo.
Allora, che cosa possiamo concludere? Immagino che nessun lettore vuole negare che gli articoli di cronaca presentati non siano più facili da capire rispetto al giallo. Per avere maggiori dati da prendere in considerazione abbiamo chiesto separatamente ai due giornalisti come hanno lavorato e ci hanno detto entrambi che sono stati formati a rispondere alle domande chi, dove, che cosa e perché. Il compito del cronista è di informare il lettore nel modo più chiaro ed efficace possibile. Ebbene, l’autore del giallo ha fatto esattamente il contrario! Ha deliberatamente nascosto delle informazioni per poi rivelarle più in là. Egli non produce un testo informativo, vuole intrattenere il lettore, vuole intrigarlo, crea suspense, crea un senso di mistero, crea delle aspettative per poi disattenderle, costruisce un percorso passo per passo per suscitare delle emozioni. Il testo in questo caso è un artefatto, un’opera d’arte. L’autore propone un gioco al lettore, che vi partecipa consapevolmente e lo fa per piacere, non per essere informato.
Adesso parliamo di un lettore che non conosce bene la lingua, lo studente straniero appunto. A parità di impegno, leggere la cronaca e leggere il giallo che differenza fa? Nel primo caso se non capisce tutto, egli rimane semplicemente meno informato. Ma nel secondo caso, se non capisce tutti i passaggi, non riesce a partecipare al gioco sapientemente costruito dall’autore. Non è che sente un piacere minore rispetto al lettore esperto: non sente affatto il piacere.
Si potrebbe obiettare che non tutti gli studenti stranieri sono incapaci di capire la lingua. Sono d’accordo. Dipende dal livello di competenza linguistica. E va bene, se il dibattito riguardasse solo gli studenti di livello alto bisognerebbe dare completa ragione alla tesi di Jennings. E forse per quanto riguarda l’insegnamento d’inglese in ambiente universitario in Italia, la tesi è più che giustificabile. Il problema si pone, però, quando si vuole affermare lo stesso principio in quegli ambiti di studio in cui la maggioranza degli studenti ha poche decine di ore di studio alle spalle.
Per meglio capire l’argomentazione che segue, il lettore deve sapere un fatto. Da moltissimi anni nella nostra scuola e non solo da noi, gli insegnanti danno da leggere agli studenti, anche totalmente principianti, testi scritti autentici. Per “autentici” si intendono testi scritti per lettori di madrelingua. Gli insegnanti come si comportano rispetto alla comprensione di questi testi? Potrebbero aiutare gli studenti in vari modi: potrebbero spiegare le parole chiave, potrebbero raccontare in parole semplici il contenuto del testo, potrebbero chiedere agli studenti che cosa hanno capito e “correggerli” quando dimostrano di aver capito male, e colmare eventuali lacune. In realtà gli insegnanti non fanno niente di tutto questo: non li aiutano affatto. La modalità più tipica di gestire l’attività didattica detta Lettura autentica è di forzare giocosamente il tempo (cioè pretendere una lettura – silenziosa, si intende – in un tempo assurdo, es. 3 minuti per leggere un articolo di cronaca nera) invitando calorosamente a saltare qualsiasi parte del testo di non facile comprensione. Questo procedimento viene svolto 4 volte intervallandole con scambi di impressioni fra coppie di studenti. Questi scambi hanno luogo senza la possibilità di consultare il testo e senza la partecipazione dell’insegnante. Alla fine dell’attività non c’è nessun intervento da parte dell’insegnante. Per una più completa esposizione dei ragionamenti che sostengono un tale procedimento rimando il lettore agli Atti del 6° Seminario internazionale per insegnanti di lingua: Leggere.
Il risultato alla fine dell’attività è che ogni studente ha capito ciò che può e ciò che vuole capire. Niente di meno e niente di più. Per esempio si può aver capito il 10%. È grave? No, perché l’obiettivo non è di capire il testo, bensì di sviluppare la capacità di quello studente di capire testi scritti. L’obiettivo è raggiunto. Invece per raggiungere l’obiettivo di capire il testo bisognerebbe che l’insegnante “aiutasse” lo studente, diminuendo così la necessità che lo studente stesso faccia leva sulle proprie risorse, diminuendo conseguentemente il grado di sviluppo delle stesse.
Qual è il costo? Il costo è che l’intento dell’autore dell’articolo di informare il lettore non ha avuto piena realizzazione. Ma parzialmente sì. È solo una questione di grado. Ma se dovessimo adottare lo stesso procedimento con l’estratto del giallo sovraesposto, l’intento dell’autore, nel creare accuratamente un gioco per dare piacere al lettore, fallirebbe in toto. Non è più una questione di grado. Il costo sarebbe troppo alto.
Prima conclusione: il capire il 10% di un testo non letterario è un risultato perfettamente accettabile. Al contrario, capire il 10% di un testo letterario non ha nessun senso. Un testo letterario va capito.
Chiariamo subito. La comprensione di un testo è sempre soggettiva: dire che un testo letterario va capito non significa affatto che lo studente deve capire ciò che io capisco. Significa, però, che lo studente avrà partecipato in qualche modo al gioco proposto dall’autore. Significa che, secondo lo studente, il testo è stato capito. Non importa che se egli dovesse rileggere lo stesso testo sei mesi più tardi troverebbe ulteriori significati, fatto non inusuale per qualsiasi lettore attento, di madrelingua o straniero che sia.
Come va letto l’estratto dal giallo allora? Può essere letto 4 volte mettendo gradualmente a fuoco i significati un po’ di più ad ogni lettura? La mia risposta è un convinto no. Non ha nessun senso scoprire che Frisch è morto senza aver vissuto la graduale crescita del sospetto che sia morto che l’autore induce nel lettore. Il testo va letto in ordine. E ogni pezzo va capito prima di andare avanti.
Seconda conclusione: pretendere una tale comprensione da uno studente poco più che principiante sarebbe condurre una lezione di una pesantezza e di una lunghezza sufficienti per dissuadere anche il più tenace studente dal continuare lo studio della lingua italiana! Non si può proporre questo testo a studenti di livelli bassi.
Non è un caso che quasi tutti i lavori presentati in questo volume sono stati proposti a studenti che hanno almeno 300 ore di studio d’italiano alle spalle. Si può abbassare il livello al quale presentare testi letterari senza che lo studente sia costretto a leggere i testi come se fossero testi informativi? Si può chiedere agli studenti di “capire ogni pezzo prima di andare avanti”? Una risposta affermativa potrebbe scaturire dal fatto di aver trovato un testo di facile comprensione. Tali testi sono rari ma se i lettori vorranno segnalarci degli esempi già collaudati con i loro studenti di livelli bassi possiamo pubblicarne un elenco su un prossimo Bollettino Dilit a disposizione di colleghi in tutto il mondo.
Un’altra risposta affermativa può provenire dall’applicazione di un particolare approccio alla lettura. Questo approccio viene applicato nel libro di testo Volare – terzo volume, testo appunto che viene proposto a studenti con solo 200 ore di studio d’italiano alle spalle. Un approccio che possiamo caratterizzare come un “accompagnare” lo studente all’inizio del brano, aiutandolo a capire bene le prime frasi, fino ad un momento in cui possiamo considerarlo “ingaggiato” a sufficienza per trovare l’energia di proseguire da solo con l’aiuto del dizionario. Lo studente lavora per parecchio tempo da solo. È solo alla fine che c’è un confronto con un compagno. Si consiglia allo studente di consultare l’insegnante solo nella prima fase di “accompagnamento”, dopodiché l’insegnante dovrebbe “ritirarsi” e lasciare ogni studente a consultare il proprio dizionario. Questa attività viene seguita immediatamente da una Lettura analitica lessicale e da una Lettura analitica morfosintattica che permettono di apprezzare meglio le sfumature dello stile dell’autore. E poi, nella lezione successiva c’è un Cloze che serve ad approfondirlo di più.
L’accompagnamento iniziale si basa su una capacità di mettersi nei panni dello straniero e di riconoscere quanta ambiguità risiede in ogni parola, ambiguità che normalmente sfugge al lettore di madrelingua. Per esemplificare il principio seguono le quattro attività proposte da Volare – terzo volume riguardo all’estratto del giallo preso in considerazione sopra.
1. Letteratura – narrativa
Il brano che leggerai inizia così:
Domenica = |
|
passate = |
|
non si era ancora visto = |
|
Il brano prosegue così:
la cameriera |
|
Ora leggi tutta la prima frase del brano:
il padrone = |
|
Assicurati di capire bene questa prima frase (consultando eventualmente l’insegnante), poi gira la pagina e leggi il brano intero con l’aiuto del dizionario.
2. Lettura analitica lessicale
Sottolinea, per ognuna delle definizioni elencate sotto, la parola o il gruppo di parole corrispondente nel testo e scrivi il numero della definizione accanto alla riga in questione. Le definizioni sono in ordine.
- timori di qualche danno grave
- posto in cui si tengono dei veicoli
- gridando
- azione di una certa difficoltà
- siccome
- impossibilità o difficoltà a dormire
- insieme delle persone di servizio
- stanze sotto il livello della terra
- appartamento per gli invitati
- luoghi vicini
- preferiti
- il “parlare” del cane
- spazio dal quale non si può uscire senza aprire un cancello
- corda o laccio di cuoio per tenere legato un cane
- sdraiato, steso
- boschetto con vialetti intricati
- arma da fuoco autorizzata dall’autorità giudiziaria
- rumore di una pistola in azione
- dispositivo per evitare che una pistola faccia rumore
- senza successo
- tavola per giocare a scacchi
- pezzi
- rozza, non elaborata
- pezzi del gioco degli scacchi
- piccoli dischi che servono a chiudere una giacca
- tagliate
- la parte ad angolo acuto
- un piccolo oggetto metallico che serve a unire due pezzi di legno
3. Lettura analitica morfosintattica
Il tempo di base di questo racconto è il passato prossimo. Sottolinea nel testo tutti i verbi coniugati al passato prossimo e completa lo schema sottostante seguendo gli esempi.
Infinito |
Analisi del pronome “si” (quando c’è) |
Con che cosa concorda il participio? |
salire | ||
pensare | ||
nascere | ||
accorgersi |
verbo riflessivo |
con il soggetto “la cameriera” |
bussare |
– |
– |
decidersi | ||
rimanere | ||
estendersi | ||
sfrecciare | ||
guidare | ||
trovare | ||
rinvenire | ||
cercare |
“si” indefinito |
con il soggetto “un messaggio” |
trovare |
Quando il tempo di base di un racconto è il passato prossimo ci possiamo aspettare di trovare due altri tempi dell’Indicativo: il trapassato prossimo per indicare fatti che hanno avuto luogo prima delle azioni principali della storia, e l’imperfettoper indicare stati, in quanto opposti ad azioni. Trascrivi tutti i verbi al trapassato prossimo ed imperfetto così come negli esempi.
Verbo |
Infinito |
Tempo |
|
1 |
Frisch non si era ancora visto |
vedere |
trapassato prossimo |
2 |
questo comportamento non rientrava nelle sue abitudini |
rientrare |
imperfetto |
3 |
|||
4 |
|||
5 |
|||
6 |
|||
7 |
|||
8 |
|||
9 |
|||
10 |
|||
11 |
|||
12 |
4. Cloze (da proporre in un momento differito)
Completa il testo coniugando i verbi in modo appropriato. I verbi sono in ordine.
vedere salire pensare rientrare nascere accorgersi mancare bussare decidersi esserci rimanere soffrire stare essere estendersi pensare fare sfrecciare guidare trovare rinvenire essere udire essere cercare trovare portare
Domenica, alle otto passate, Frisch non si …………. ancora ………….: la cameriera, allora, preoccupata per l’insolito ritardo, ………………………….. al piano superiore, ma, trovando la camera vuota e il letto intatto, ………………………….. in un primo tempo che il padrone avesse passato la notte fuori casa, anche se questo comportamento non ………………………….. nelle sue abitudini. I primi sospetti ………………………….. in lei quando ………………………….. che dalla rimessa non ………………………….. nessuna delle automobili. ………………………….. allora ripetutamente alla porta dello studio chiamandolo ad alta voce; non ottenendo risposta, ………………………….. a entrare, ma nella biblioteca non ………………………….. nessuno. A questo punto non le ………………………….. che svegliare la moglie – impresa, questa, non priva di rischi, poiché la signora ………………………….. d’insonnia e a quell’ora si ………………………….. sicuramente godendo il suo primo riposo.
Poco dopo, tutta la servitù ………………………….. già mobilitata a ispezionare le ventotto stanze, le cantine e la foresteria; la ricerca ………………………….. anche alle adiacenze della villa, ma senza alcun risultato. Alla fine qualcuno ………………………….. di ricorrere ai cani, i due lupi alsaziani prediletti dal padrone, che per tutta la mattinata non ………………………….. altro che abbaiare ininterrottamente. Il primo, liberato dal recinto, ………………………….. in direzione dell’intricato giardino; l’altro, tenuto al guinzaglio, li ………………………….. senza esitazione sul posto. Il corpo di Frisch, riverso nel suo stesso sangue, ………………………….. al centro del labirinto, e a pochi passi da lui ………………………….. quella che un tempo ………………………….. la sua pistola d’ordinanza. Nessuno ………………………….. lo sparo, poiché l’arma ………………………….. munita di silenziatore. Invano si ………………………….. un messaggio, ma sul suo tavolo da lavoro non si ………………………….. nulla se non una scacchiera con una posizione da gioco già sviluppata in un complicato centro di partita.
Una strana scacchiera, in verità, cucita assieme con pezze chiare e scure di stoffa grezza; e con le pedine formate da bottoni di varie dimensioni che ………………………….., malamente incise su una faccia – si sarebbe detto con la punta di un chiodo – , le figure del gioco.
Conclusione
Certo, ci vuole molto lavoro per preparare lavori del genere ma farlo ogni tanto può essere sufficiente per invogliare gli studenti a leggere più letteratura. Inoltre, perché no?, si può chiedere la collaborazione degli studenti nell’identificazione delle parole ambigue per preparare un lavoro per un’altra classe.
Ringraziamenti
Ringrazio Gabriella Monteleone e Flavia Amabile, nonché la collega Serena Filpa per il loro preziosissimo aiuto.
Riferimenti bibliografici
Jennings, Anthony, Literature and Language Teaching, in questo volume.
Maurensig, Paolo, La variante di Lüneburg, Milano, Adelphi.
Catizone, Piero e Humphris, Christopher, 1999 Volare – terzo volume, Roma e Merano, Edizioni Dilit e Edizioni Alpha&Beta Verlag.
Widdowson, H.G., 1975 Stylistics and the Teaching of Literature, London, Longman.