Prepariamo il terreno!
Ovvero: “L’importanza del lavoro sulle immagini di un film per sviluppare la comunicazione e la fantasia, strumenti indispensabili per entrare nel film”.
L’attività che, insieme alle colleghe Hedi e Uli, ho presentato al seminario è un’attività che “fa parlare”. Sul serio. “Fa parlare” tanto e tutti. Dico tutti perché ho osservato (con piacere, devo dire) quanto hanno parlato i partecipanti al seminario, cioè i nostri studenti “virtuali”. Ma anche gli studenti “veri” non hanno scherzato. La prima sperimentazione che ho fatto in classe è stata soltanto un’attività di Produzione libera orale, non finalizzata alla successiva visione del film perché ho usato i fotogrammi di un vecchio film tedesco. Quello che volevo osservare erano le reazioni alla visione dei fotogrammi e in più verificare la disponibilità alla successiva attività di fantasiosa elaborazione del film.
Anche i più pigri e i più stanchi hanno avuto una reazione molto attiva e positiva. Dai commenti che ho pregato loro di scrivere subito dopo l’attività, cioè “a caldo”, le cose negative che loro hanno evidenziato sono state soprattutto queste:
- il fatto che l’attività può essere noiosa se dura troppo (evidentemente bisogna calibrare bene tempi e livello degli studenti; durante la prima sperimentazione fatta all’inizio della seconda settimana di un 4° livello, cioè dopo circa 260 di studio, l’attività è durata un’ora e venti. Nel livello successivo, sempre la stessa classe, quindi dopo circa 340 ore di studio, l’attività è durata un’ora e non c’è stato questo commento negativo);
- che possono esserci problemi con la memoria per ricordare i particolari dei fotogrammi e anche un po’ di problemi lessicali, soprattutto nella fase di descrizione dei fotogrammi (all’inizio dell’attività non ho reso esplicito il fatto che fossero liberi di utilizzare il dizionario perché ho pensato che fosse meglio lasciare libero l’istinto di ricorrervi se ce ne fosse stato bisogno, però credo che per ovviare a questa critica sia meglio, al momento delle istruzioni, informarli che hanno questa possibilità).
Invece le cose positive su cui la maggioranza era d’accordo sono state:
- il fatto che è un’attività che “fa pensare” perché si deve cercare di capire;
- allo stesso tempo però si deve fare un grande uso della fantasia.
Le due fasi fondamentali di questa attività sono infatti la descrizione (analitica) dei fotogrammi e l’uso della fantasia per inventare la storia; la prima comporta un grande impegno lessicale, la seconda è liberatoria e coinvolgente. È stato interessante osservare che per evitare il dizionario molti studenti sono ricorsi alla mimica ed ai disegni, questa è stata per me l’evidente dimostrazione del loro coinvolgimento.
Durante l’attività il compito sembrava essere svolto apparentemente senza sforzo o fatica. Alla fine dell’attività, dopo essersi resi conto di quanto avevano lavorato, erano soddisfatti ma stanchi.
In seguito ho sperimentato questa attività, sempre nella stessa classe, con due film italiani Il mostro di Roberto Benigni e Una storia semplice di Emidio Greco, quest’ultimo tratto dal racconto di Leonardo Sciascia. Con il secondo film ho preparato il terreno per motivare gli studenti alla visione integrando l’attività di Produzione libera orale con i fotogrammi con altre due attività: la visione di una delle prime scene del film che corrisponde esattamente al primo capitolo del libro e subito dopo la lettura di questo. Nei giorni successivi a queste attività hanno visto il film da soli e in più mi hanno chiesto di lavorare su altre opere importanti di Sciascia.
Durante il seminario si è posto il problema della preparazione del materiale, cioè non tutti hanno a disposizione due videoregistratori e due televisori. Alcuni hanno proposto delle idee alternative interessanti tipo: un gruppo vede i fotogrammi ed un gruppo ascolta i dialoghi di una scena del film oppure legge una scena tratta dalla sceneggiatura del film o dal romanzo su cui questo è basato.
Senza dubbio è un’attività propedeutica alla visione del film perché serve ad esorcizzare la paura di affrontare lo scoglio che potrebbe essere vedere un intero film in lingua originale.
La conoscenza e l’elaborazione, anche se in piena fantasia, di alcuni frammenti del film aiutano a sviluppare la curiosità verso di questo e a sentirsi anche un po’ “registi” o perlomeno già il fatto di avere una storia inventata da confrontare all’originale è senz’altro un ottimo spunto per avere maggiore interesse durante la visione.