Parole, parole, parole…
“Gli studenti sono bravi però parlano poco.”. Questa è la mancanza più comune che gli insegnanti di lingua lamentano quando si scambiano opinioni sulle loro classi.
“L’insegnante è bravo però parla troppo.” È mai capitato a qualcuno di sentire una lamentela di questo genere da parte degli studenti?
Suppongo che per la maggior parte la risposta sia no, anche perché forse è difficile che gli studenti arrivino a notare e criticare così esplicitamente un eccesso di parole dell’insegnante, visto che è la stessa tradizione scolastica ad attribuire all’insegnante il compito di parlare e allo studente quello di ascoltare. Ma dal momento che siamo stati noi insegnanti i primi a “riformare” le regole dell’insegnamento tradizionale chiedendo agli studenti di parlare di più, perché allora non aspettarsi da loro un’altra riforma in cui si chiede a noi di parlare di meno?
Nel tentativo di prevenire un’eventuale riforma di questo tipo e di evitare di sentire la temuta (almeno da me) frase “L’insegnante è bravo però parla troppo.”, nel mio laboratorio mi sono occupata proprio del parlato dell’insegnante, più precisamente degli usi della lingua bersaglio da parte dell’insegnante nella lezione frontale.
I dati empirici
La registrazione video ed audio di una lezione di inglese in una quarta ginnasio (primo anno di scuola superiore) fatta in un liceo classico è stata il materiale da me usato per il laboratorio. Per una maggiore chiarezza, va detto che tale lezione si svolge in un laboratorio linguistico dove gli studenti occupano postazioni uniche da cui non hanno possibilità di contatto visivo con i compagni ma soltanto con l’insegnante, che siede in una cattedra posta di fronte alla classe, ed ognuno di loro è munito di cuffie con microfono.
Ogni studente ha il suo posto fisso numerato e questo perché soltanto l’insegnante dalla sua postazione può decidere chi far parlare e quando, usando una “console” con la quale apre e chiude i microfoni degli studenti. Questi ultimi, infatti, non hanno la facoltà di scegliere quando interagire con la classe.
Ciascuna lezione si basa sulla visione di un episodio di una sorta di “soap opera” in cui si intrecciano le vicende di diversi personaggi, e ad ogni ascolto segue una serie di esercizi strutturali che vengono immediatamente sottoposti a correzione (naturalmente non si inizia una nuova lezione se non si correggono prima i compiti a casa).
Di tutta quest’ora di lezione io ho preso come campione soltanto i primi 3,4 minuti e più precisamente la fase di ricapitolazione della lezione precedente.
Il laboratorio
Il laboratorio ha avuto inizio con la distribuzione di un foglio su cui era posta una domanda alla quale rispondere individualmente e per iscritto:
“Considerando una lezione frontale, qual è secondo te una buona proporzione fra il parlato dell’insegnante e quello degli studenti?”
Fatto ciò, si è presa visione del video (importante, a mio avviso, per avere ben chiara la disposizione della classe) e dopo aver speso circa 15 minuti di tempo per rispondere ad alcune domande postemi dai partecipanti (quanti sono gli studenti nella classe: 20 circa; se l’insegnante è più o meno soddisfatta della sua lezione: è molto soddisfatta, infatti nota grande attenzione e interesse da parte di tutti gli studenti; ed altre domande per sapere bene quali possibilità ha ogni studente di interagire con gli altri e con l’insegnante, e se le lezioni si svolgono sempre in questo stesso modo), siamo passati alla fase successiva: il solo ascolto di quei primi minuti di lezione visti poco prima con la trascrizione davanti (vedi alla fine dell’articolo).
A questo punto sono io a dare la proporzione, relativa a questo inizio di lezione, fra il parlato dell’insegnante e quello degli studenti: 5:1 (83% insegnante 17% studenti).
Distribuisco un ulteriore foglio con una seconda ed ultima domanda a cui questa volta, però, dovranno rispondere previa discussione in piccoli gruppi:
“In una lezione come questa, che cosa potrebbe fare l’insegnante per modificare tale proporzione? Discutetene e quando avete un’alternativa scrivetela.”.
(Vedi alla fine dell’articolo le alternative proposte dai partecipanti ).
Leggendo le diverse alternative proposte dai partecipanti, è facile notare come molti dei suggerimenti siano comuni: non fare eco, lasciare più spazio agli studenti, fornire a questi ultimi stimoli continuamente diversi, non fare domande polari, ed altri ancora su cui mi trovo d’accordo. Ma noi siamo veramente sicuri di seguire sempre e così scrupolosamente i nostri stessi consigli?
Trascrizione della registrazione audio presa in esame
Insegnante: Fine. Well, we were working last time on… on episode four. I hope you remember. And… and let me see. OK. And you should have done the exercises… Ah yes: page 24, the story review, on episode 3 and 4. And… Well, I just would like to… to talk with you about exercise 2 page 24: what do you think? And so… Let’s start… let’s start with… Giulio, what about question 1? Does Pauline think that Sandy wants to take her man? Remember her answer. Do you… do you remember what did she answer to Sandy when he tried to convince her?
Giulio: Yes. She ask him… she asked him is… if he wanted to take all her money.
Insegnante: All her money. And she said “you are my…?”
Giulio: Driver.
Insegnante: My driver. OK. So, you think… What do you think about this answer? Do you think yes?
Giulio: No, I think that Sandy doesn’t want to…
Insegnante: OK, Sandy doesn’t want, but here the question is “Does Pauline think?” What do you think about Pauline’s idea?
Giulio: Yes, I think she…
Insegnante: She’s convinced?
Giulio: Yes.
Insegnante: OK. Well. And now the second. Well, what about the second? Is Pauline very lonely?
Francesca: Yes, Pauline is very lonely.
Insegnante: What about her mother?
Francesca: She’s at work and she hasn’t time for her.
Insegnante: OK. So, does she work the whole day?
Francesca: Yes.
Insegnante: That’s the problem. OK, good Francesca. And… now let’s say Francesco. What about Sandy? Does Sandy understand Pauline, in your opinion? At the moment?
Francesco: No, he doesn’t.
Insegnante: No, he doesn’t. And does Pauline understand Sandy?
Francesco: No.
Insegnante: No. OK. So, this is the problem, and so now we are starting to see what happens. Do you remember Sandy rushed out just to probably… to do what? Let’s imagine what was he going to do? Manuela.
Manuela: erm…
Insegnante: Try to guess. Do you remember that at the end last time you went out?
Manuela: She went with Mister Morrow.
Insegnante: Well, not together. Probably decided to follow him.
Manuela: Yes.
Insegnante: Probably. OK.
Alternative proposte dai partecipanti
• Dare più spazio agli studenti: bisogna eliminare le troppe domande e partire con una domanda generale.
• Dare “tempo”: dare il tempo di risposta.
• Coinvolgere più studenti (anche/specialmente i più timidi/riservati).
• Non fare eco.
• Non troncare la parola agli studenti.
• Non rispondere al loro posto.
• Parlare lo stretto necessario.
• Dare il tempo agli studenti di rispondere.
• Cambiare aula.
• Dare più spazio all’iniziativa personale degli studenti.
• Promuovere un’atmosfera più rilassata.
• Far interagire gli studenti.
• Proporre giochi.
• Fare domande più interessanti e non polari.
• Non fare il monologo.
• Formulare domande che stimolino il ragionamento degli studenti e non finalizzate alla verifica della memorizzazione del testo.
• Stimolare il coinvolgimento personale dello studente: spazio per le sue esperienze.
• Lasciar interagire gli studenti tra di loro.
• Non “imboccare” le risposte.
• Innanzi tutto non “mangiare” le frasi degli alunni, permettergli di finire.
• Se ci sono errori a livello formale, l’insegnante può appuntarseli e riprenderli in un’altra attività più rilassante.
• Permettergli di completare la frase
• Non suggerire le risposte
• Formulare domande che richiedano risposte più lunghe e complete
• Non correggere dando la risposta voluta
• Non mostrare subito assenso/dissenso
• Rivolgere la domanda a più studenti
• Proporre un riassunto orale della storia vista
• Controllare di più il proprio parlato, non completare le risposta degli studenti
• Proporre domande non polari
• Far emergere se c’erano problemi di “comprensione” o di grammatica
• Eliminare le barriere architettoniche
• Creare una situazione armonica da un punto di vista disposizione fisica
• Lasciare liberi gli studenti di esprimersi senza interventi non richiesti dopo che si è spiegato chiaramente ciò che si vuole
• Registrarsi o farsi filmare e poi rivedere o riascoltare
• Cambiare il luogo: in classe con sedie, in ogni caso con possibilità di movimento
• Stimolare l’interazione fra studenti
• Proporre argomenti di discussione specifici
• Parlare di meno
• Promuovere molto più lavoro di coppia o piccoli gruppi; l’insegnante come coordinatore del lavoro
• Permettere agli studenti di parlare, produrre liberamente
• Utilizzare il laboratorio linguistico solo per l’ascolto
• Creare una diversa disposizione “spazio-ambientale” per un contatto-comunicazione
• Permettere interventi liberi
• Non pilotare la lezione al 100%
• Permettere maggiore naturalezza, libertà di intervento
• Non pretendere la parole “giusta” ma frasi o parole diverse
• Tempo, non incalzare
• Non avere il problema del “dover finire il programma”
• In laboratorio linguistico: L’insegnante potrebbe fornire uno o più spunti scrivendoli alla lavagna e mettere gli studenti “in conference” e invitarli a discutere gli input, fermo restando la disponibilità dell’insegnante. Potrebbe muoversi fra le cabine.
• Laboratorio linguistico senza possibilità “conference”: Potrebbe a ogni risposta domandare agli altri se sono d’accordo con le risposte fornite, se hanno altro da aggiungere e evitare di fare domande polari e generali.
• Non interrompere.
• Non inserirsi nel tentativo di formulazione degli studenti.
• Spostare fisicamente gli studenti eliminando divisioni e favorendo il contatto e la comunicazione fra loro.
• Utilizzare la tipologia “frontale” solo per stabilire e comunicare agli studenti le regole del gioco.
• Diminuire la percentuale di parlato dell’insegnante (50% – 50% se l’obiettivo dell’attività è formale, 80% – 20% massimo se l’obiettivo è comunicativo ).
• L’insegnante dovrebbe evitare di ripetersi, monologhi, darsi le risposte, suggerire, completare il parlato dello studente.
• Dare motivazioni come compito primario.
• Essere meno incalzante nelle richieste.
• Dare istruzioni chiare e sintetiche evitando così di dare le soluzioni.
• Evitare le interruzioni, lasciando più spazio per le risposte.
• Evitare l’aiuto diretto ma coinvolgere la classe.
• Fare domande generiche che permettono allo studente di articolare le risposte attingendo a piene mani alle sue risorse linguistiche.
• Invece di fare delle domande che prevedono una risposta precisa, fare domande generali all’inizio per lasciare più spazio allo studente.
• Chiedere l’accordo degli altri studenti in relazione alle risposte.
• Partire con uno stimolo diverso ( non il solito libro con i soliti esercizi): farli entrare nella situazione con una foto, per esempio, ecc. ecc.
• Non aver paura del silenzio.
• Modificare il discorso iniziale dando agli studenti iniziativa.
• Far leggere loro le domande.
• Dare più spazio alla riflessione ed alle ragioni della risposta.