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Discussione sulla Produzione libera orale reale

È un dibattito pomeridiano non particolarmente infuocato, ma stimolante, quello che è seguito alla Produzione libera orale “reale” che chiameremo “A” (contrapposta all’interpretazione di ruoli immaginari “B”) ideata e realizzata da Rita Luzi Catizone. Come in un gioco al rimbalzello sono stati tanti i quesiti lanciati, anche se non sempre vi si è trovata una risposta definitiva.

Alcuni insegnanti della Dilit International House hanno spesso tentato di focalizzare la discussione su una questione centrale: “Meglio la Produzione libera orale “A” o “B”? E in quale percentuale vanno applicate?”. Questi tentativi hanno subito numerose deviazioni, sintomo del bisogno impellente di riflettere su difficoltà più immediate e concrete come la formazione delle coppie, la scelta dei soggetti di conversazione, il gusto personale dell’insegnante e gli interessi dello studente e altro.

i primi commenti riguardavano l’esperienza appena vissuta e quindi ne descriverò brevemente le fasi più importanti.

Agli insegnanti – cavia disposti a ferro di cavallo Rita ha distribuito delle copie riportanti citazioni di personaggi famosi sul denaro. Il primo compito era di selezionarne, per conto proprio tre: la meno controversa, la più discutibile e la più incomprensibile. Solo Rita sapeva che la metà dei partecipanti aveva letto una copia differente da quella dell’altra metà.

Il primo scambio di vedute (durato 10′) si è svolto tra persone aventi lo stesso testo, il secondo (10′) tra persone con testo diverso e il terzo (altri 10′) tra chi non aveva ancora avuto modo di parlarsi.

Solo una coppia ha ammesso di aver parlato d’altro verso la fine della conversazione.

Chi si era lasciato infiammare dall’argomento o chi aveva trovato stressante costruire con chi gli stava di fronte (spesso uno sconosciuto) un rapporto più personale è rimasto disturbato dalle interruzioni imposte dai cambiamenti di coppia. D’altra parte la scelta del momento per le interruzioni coincideva con una forte diminuzione del cicaleccio iniziale.

È stato invece più apprezzato l’elemento della sorpresa dovuto alla diversità dei testi. Chi si era avviato alla seconda socializzazione con l’aspettativa non troppo allettante di dover riprendere gli stessi punti appena affrontati, si è trovato con sollievo di fronte a idee nuove per una nuova conversazione

A un membro del gruppo ha dato fastidio dover parlare di soldi. Si potrebbero offrire agli studenti più di un tema alla volta in modo da lasciare la possibilità di scegliere l’argomento di conversazione. Rita allora fa giustamente notare che la ricchezza delle citazioni permetteva un ampio margine per discussioni su argomenti d’altro tipo come l’avarizia, la povertà, la politica o la stupidità, ecc.

La scelta di un tema che funzioni è un problema sentito da molti. Secondo alcuni la cosa principale è instillare nella testa dello studente l’idea della necessità di parlare comunque.

Una specie di compromesso potrebbe essere la Produzione libera orale “B” in cui dei giornalisti intervistano degli ambasciatori, dal momento che lo studente è libero di esprimersi su quello che più desidera. Ma non va dimenticata la tensione linguistica necessaria per il progresso e che si evidenzia quando lo studente è messo in difficoltà.

Un’insegnante racconta come all’inizio di un suo corso abbia chiesto a ogni studente quali fossero i suoi interessi. In seguito ha dedicato ogni lezione ad uno di questi temi. Qualche volta alcuni allievi mostravano segni di noia, ma non avevano che da aspettare il loro turno.

Sicuramente la curiosità è una virtù fondamentale per il progresso dello studente. Si consiglia, ad ogni modo, d’informarsi sistematicamente, non solo per quanto riguarda le Produzioni libere orali, sui gusti personali degli allievi e di cercare di assecondarli anche quando questi entrano in conflitto con i nostri. Anche se il nostro programma prevede altri argomenti, è giusto accettare le nuove proposte da parte degli studenti.

E come scegliere le persone da mettere in coppia? Non è meglio che si conoscano già e che magari si scelgano da soli? Questo metodo può tradursi in un piccolo dramma per chi non viene scelto. E poi l’imposizione di un compagno può essere positiva, perché offre un’occasione per conoscersi. Uno dei presenti non disdegna tirare a sorte con un mazzo di carte le persone che dovranno lavorare insieme. Eppure in alcune classi esiste il problema dello “studente sgradito”, quello che per ragioni relazionali viene costantemente rifiutato dal resto del gruppo. Soltanto in una classe con la quale si ha dimestichezza possiamo associare individui che sappiamo provare reciproca simpatia.

Ma è proprio indispensabile che la Produzione libera orale sia attuata a coppie e non tutti insieme? Cosa succede, ad esempio, quando gli studenti chiedono all’insegnante di esprimere le proprie opinioni su un dato argomento? È difficile negarsi e non cadere nella trappola della discussione corale, sicuramente meno professionale e didatticamente meno valida. Dipende sempre, tuttavia, dal numero degli studenti e dalla loro disciplina.

Le preferenze soggettive di un insegnante possono andare a scapito delle esigenze degli allievi. Questo problema si ripropone quando si cerca di decidere se sia più utile una Produzione libera orale “A” o “B”. Un’insegnante confessa di non riuscire a sopportare d’assistere, come le è successo nella mattinata, a recite clownesche o comunque caricaturali. Un’altra afferma che quando vede degli studenti magari principianti costretti a recitare davanti alla classe s’immedesima e soffre con loro, perciò evita attività di questo tipo. Le sorge il dubbio, però, che il suo atteggiamento sia dovuto a una proiezione dei suoi sentimenti e che così facendo neghi agli allievi una possibilità di divertirsi.

Altri partecipanti esprimono il proprio parere basandosi sulle esperienze appena fatte. Uno è più favorevole alla versione “B” perché non ama esporsi in prima persona, raccontando le sue convinzioni al primo venuto. Bisogna specificare, tuttavia, che durante il gioco dei ruoli della mattina ha dovuto parlare in L2, contrariamente a quanto gli è capitato con Rita. Siccome la sua competenza linguistica non è stata messa sotto pressione può darsi che abbia provato minor soddisfazione.

Per un’altra la conversazione “reale” è più pesante e meno divertente di quella immaginaria. Forse il fatto che la Produzione libera orale “A” abbia avuto luogo nel pomeriggio dopo mangiato ha contribuito a provocare la sensazione di pesantezza. Con un compromesso si potrebbe concludere che il divertimento, o meglio la soddisfazione, si può ottenere con tutti e due i tipi di Produzione libera orale. Entrambe le soddisfazioni, benché di natura diversa, hanno uguale dignità e quindi andrebbero sfruttate in egual misura. Nasce il dubbio però che i due generi diano anche risultati diversi. Si cerca infine di stabilire obiettivamente una percentuale consigliabile di utilizzazione dell’uno e dell’altro genere, tenendo conto del fatto che tendenzialmente l’insegnante preferisce la Produzione libera orale “A”, perché richiede un dispendio d’energie inferiore rispetto alla “B”.

Ascoltando le esperienze professionali dei presenti scopriamo che la maggior parte di loro applica la Produzione libera orale “A” ai livelli più avanzati e la “B” ai livelli inferiori. Nei livelli molto alti, per esempio, Rita prende spunto dalle letture più che dalle drammatizzazioni, tranne che raramente, come nel caso degli psicologi che, in viaggio per un convegno internazionale, s’incontrano in treno e cominciano a discutere sull’invidia. Dipende comunque dal livello culturale dei singoli allievi. Anche una poesia può servire da stimolo.

Si ritiene che quando il campo della competenza linguistica s’allarga sia necessario creare situazioni più complesse. Bisogna però evitare di fare troppo affidamento sull’equazione piuttosto sommaria per cui si presuppone che a una determinata capacità linguistica corrisponda necessariamente un livello culturale avanzato. A volte rischiamo addirittura di trascurare un po’ troppo il linguaggio quotidiano, per cui studenti universitari sanno avviare una dotta disquisizione su argomenti astratti e si trovano in difficoltà in un negozio di alimentari.

Come preannunciato non si è giunti a una vera e propria conclusione, ma siamo rimasti con una noiosa pulce nell’orecchio: non è escluso che sia la nostra incompetenza ad indurci a preferire la Produzione libera orale “A” per i livelli più alti. Quando uno studente parla in modo scorrevole e abbastanza corretto la Produzione libera orale “B” sembra funzionare meno, soprattutto perché la nostra analisi resta un lavoro focalizzato sulla morfosintassi, tralasciando quelle forme che, pur essendo sistematiche, non sono ancora state codificate.

Appare più arduo identificare le necessità linguistiche degli studenti avanzati, eppure è ingiusto trascurare, per questo, un bisogno ludico sempre vivo anche negli adulti.