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Una pausa di riflessione

Come immagino sia capitato a molti durante i primi mesi alle prese con la prima esperienza di insegnamento, la mole di lavoro era enorme, non tanto per la quantità di ore di lezione a settimana, quanto soprattutto per tutto ciò che implicava la preparazione di una lezione.

Dedicavo gran parte del mio tempo alla preparazione della lezione: la scelta delle attività, come distribuirle nell’arco delle quattro ore giornaliere (queste sono le quotidiane ore di lezione previste dai nostri corsi intensivi) e naturalmente curavo con molta attenzione lo svolgimento di ognuna di esse (senza considerare che all’inizio non conoscevo bene il materiale a mia disposizione).

Ricostruzione di conversazione

Inutile nascondere che fra tutte le attività quella che mi richiedeva più tempo e maggiore scrupolosità era la Ricostruzione di conversazione. Cercherò di spiegarne brevemente lo svolgimento per rendere più chiaro, a chi non conosce tale attività, ciò che sto scrivendo. Si tratta di una lezione frontale in cui l’insegnante, mimando o spiegando a parole, ricrea una reale situazione di dialogo fra due persone. Sempre procedendo in questo modo, l’insegnante darà le indicazioni per far capire agli studenti il concetto del primo enunciato della conversazione.

Il compito degli studenti adesso è quello di ipotizzare tale enunciato per poi arrivare, naturalmente con l’aiuto dell’insegnante, a quello che è l'”enunciato bersaglio”. Importante a questo punto dire che la Ricostruzione di conversazione è “una attività di presentazione di lingua orale principalmente deputata all’apprendimento e alla riflessione sulla grammatica”.

Comunque, il passare dei mesi e la quotidianità del lavoro mi ha fatto acquistare dimestichezza e sicurezza, in modo da non dover più spendere così tanto tempo per la preparazione e lo svolgimento delle diverse attività, Ricostruzione di conversazione compresa.

Ed è proprio su questa attività in particolare che vorrei soffermarmi e continuare questo racconto.

Qualità del lavoro

Mi sono imposta un alt ed ho cominciato a interrogarmi sulla qualità del mio lavoro:

Curo in modo adeguato lo spazio? Cioè, dispongo gli studenti in semicerchio in modo che tutti si possano vedere? Sto attenta a non avvicinarmi troppo oppure, al contrario, invado il loro spazio?

Nell’esposizione della situazione, faccio veramente attenzione ad usare soltanto le parole necessarie oppure mi dilungo troppo, creando confusione e, quindi, ingarbugliando le idee degli studenti, quelle stesse idee che invece all’inizio erano chiare? Dimentico forse che spesso “un gesto vale più di mille parole”?

Faccio veramente in modo che gli studenti interagiscano fra loro senza usare me come intermediario o peggio ancora come filtro?

Nel momento in cui più studenti propongono più ipotesi (corrette concettualmente ma non grammaticalmente), le prendo in considerazione tutte analizzandone poi una alla volta, come sarebbe giusto fare, oppure per una “comodità” mia prendo in considerazione soltanto quella che si avvicina di più all’enunciato bersaglio, vanificando così lo scopo dell’attività?

E quando lo studente non è chiaro nella formulazione dell’ipotesi, la prendo per buona ugualmente, perché comunque io capisco cosa vuole dire, oppure gli chiedo spiegazioni invitandolo ad una formulazione migliore? (Lavoro, quest’ultimo, che richiede uno sforzo maggiore da parte dello studente, in quanto l’invito a sviluppare più chiaramente la sua idea, significa invitarlo ad una ricerca che non può che sviluppare la sua capacità di usare la “lingua due” nel modo più corretto per quella che è la sua attuale conoscenza della lingua stessa.)

Ed infine, do la giusta importanza al discorso fonologia e intonazione? Mi spiego meglio: curo veramente tutto ciò che riguarda la fonologia e l’intonazione durante tutto l’arco della durata dell’attività, oppure tale cura si limita ad un momento finale?

Queste le domande che mi sono posta ed a cui ho cercato di dare una risposta.

Lavoro più ragionato

Per far questo, è partito un modo di lavorare più ragionato, non tanto nella preparazione della lezione quanto soprattutto nello svolgimento della Ricostruzione di conversazione quindi in classe, dove effettivamente si presentava il vero problema.

Ora, non so se mi sono posta tutti questi interrogativi perché, comunque, ho sempre un po’ il timore di non soddisfare in modo più che sufficiente le esigenze di ogni studente, fatto sta che da quando ho “restaurato” la mia Ricostruzione di conversazione, ho piacevolmente notato che la qualità di tutto il mio lavoro (perché poi la conseguenza è stata quella di una “restaurazione” generale di tutte le attività da me svolte) è notevolmente aumentata.

Io non so se alcuni di voi abbiano mai vissuto tali momenti di sconforto (perché è così che io li ho vissuti ) e non so neanche se in un futuro (che spero, comunque, non troppo vicino) mi si presenteranno nuovamente, l’unica cosa che posso dire di sapere e di aver capito da tutto questo è che abbassare anche di un minimo l’attenzione in ciò che facciamo significa andare incontro al rischio di far scadere il nostro lavoro nella cosiddetta “routine”.