Fare grammatica giocando: descrizione della “Gara delle Frasi Occasionali”
1. Prima di cominciare
Questo articolo è il resoconto di un progetto di ricerca realizzato lo scorso anno e che ha coinvolto oltre a me anche un gruppo di studenti che imparavano l’italiano come LS in Spagna e una collega amica e critica: Sara Martelli. In quel periodo io vivevo il doppio ruolo d’insegnante d’italiano poiché lavoravo presso l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid e di studentessa dato che frequentavo il Master Itals in Progettazione avanzata della lingua e cultura italiana a stranieri presso la Ca’ Foscari di Venezia, che prevedeva come lavoro finale la realizzazione di un progetto di Ricerca Azione[1].
Il mio progetto ha riguardato lo studio di una tecnica didattica Dilit: la Gara delle Frasi Occasionali che è stata realizzata in classe tre volte nel corso del quadrimestre marzo-luglio 2009. I tre interventi sono stati monitorati in modo esaustivo attraverso questionari, interviste, registrazioni audio e video per raccogliere le impressioni sia dei ricercatori che degli studenti rispetto alla tecnica. Dai risultati della ricerca emergono molti spinti di riflessione interessanti che, proprio per questa ragione, mi sembra utile condividere con voi.
2. Perché la Gara delle Frasi Occasionali?
Non è facile rispondere a questa domanda, ho basato la mia ricerca su questa tecnica per molte ragioni che cercherò di illustrare qui di seguito:
Convinzioni didattiche e formazione: sono entrata in contatto con le tecniche Dilit quando ho iniziato a lavorare presso l’Istituto di Madrid, poiché facevano parte integrante dei programmi dei corsi nei vari livelli. Inizialmente ho tentato di sperimentarle come meglio potevo, studiandole sulla “Guida dell’insegnante” di Volare e chiarendo i miei dubbi con l’aiuto della coordinatrice e dei colleghi che le conoscevano più a fondo. Devo dire che queste tecniche hanno suscitato in me un grande interesse, sia per il successo che riscuotevano in classe, sia perché intuivo che dietro di esse c’era qualcosa di più, che non erano cioè dei semplici giochi da inserire nei momenti piatti della lezione per risvegliare l’attenzione degli studenti, ma che si basavano su dei principi glottodidattici precisi. Nell’ottobre 2008 ho partecipato poi ad un corso di formazione tenuto dalla Dott.ssa Luisa Guerrini nel quale ho studiato, analizzato e sperimentato prima sulla mia pelle, e successivamente in classe, questa tecnica con ottimi risultati. Il corso ha costituito un’esperienza estremamente stimolante e un momento di crescita professionale notevole che mi ha spinta a voler studiare questa tecnica in modo sistematico per indagarne in modo approfondito gli obbiettivi didattici, i limiti e le potenzialità.
Paura di fronte all’ascolto: ho scelto questa tecnica anche perché l’ascolto è sempre un’attività abbastanza problematica, molti studenti sono bloccati dalla paura di non capire e ciò porta inevitabilmente a un innalzamento del filtro affettivo. Utilizzare una tecnica che punta sull’ascolto in maniera ludica, come gara a squadre, è sicuramente utile per superare questa difficoltà. La Gara delle Frasi Occasionali è un’attività che comporta un notevole sforzo cognitivo da parte degli studenti che devono mantenere alta l’attenzione a lungo, ma il gioco scioglie la tensione e allontana lo stress.
Apprendimento collaborativo: nella Gara delle Frasi Occasionali il docente assume una posizione marginale, normalmente non interviene mai durante lo svolgimento del gioco, (salvo totale impossibilità di procedere). Potremmo dire che in un certo senso l’insegnante “abbandona” gli studenti a se stessi e in questo modo li spinge a confrontarsi direttamente con la lingua e a imparare a collaborare per arrivare alla soluzione contando solo sulle loro forze e sull’aiuto del gruppo.
Imparare a imparare: per mezzo della Gara delle Frasi Occasionali gli alunni acquisiscono consapevolezza dei loro stili cognitivi e dei loro processi d’apprendimento e questo risulta determinante soprattutto con studenti adulti abituati a metodi didattici tradizionali. La dinamica del gioco spinge gli studenti ad interrogarsi sui meccanismi della lingua, a cercare soluzioni senza fare affidamento sull’insegnante. Soprattutto se si lavora con studenti adulti che hanno già avuto esperienze d’apprendimento basate sullo studio esplicito delle regole grammaticali, ci si trova spesso ad affrontare una certa resistenza rispetto al metodo induttivo, e proprio in questi casi risulta di fondamentale importanza spingere gli studenti verso la riflessione linguistica e l’autonomia nell’apprendimento. Attraverso la Gara gli alunni capiscono che non importa quanto comprendono, ma che cosa comprendono, perché partendo da una parola-tassello ricostruita alla lavagna e attivando strategie d’apprendimento efficaci, è comunque possibile arrivare alla soluzione.
L’italiano come LS: In contesti d’apprendimento dell’italiano all’estero il docente è il modello linguistico per antonomasia e spesso le ore di lezione in classe sono gli unici momenti in cui si ascolta/parla/scrive/legge in italiano. La Gara delle Frasi Occasionali si rivela efficace soprattutto in questi contesti d’insegnamento in cui risulta più difficile per gli studenti entrare in contatto con la lingua autentica e con espressioni tipiche del parlato. Un altro vantaggio della Gara delle Frasi Occasionali è anche quello di abituare gli studenti a fare uso dell’italiano come lingua di comunicazione: una delle regole del gioco, infatti, vieta di comunicare in L1, pena la perdita di un punto.
3. Come si gioca
Fase di preparazione
La classe viene divisa in due squadre usando delle carte da gioco che gli studenti pescano dalle mani dell’insegnante: il simbolo rappresenta l’appartenenza alla squadra (cuori/picche), il numero stabilisce l’ordine di partenza degli studenti (asso = primo; due = secondo). L’insegnante a questo punto invita le due squadre a scegliersi un nome e lo scrive alla lavagna lasciando spazio per scrivere in seguito il punteggio.
L’insegnante spiega quindi agli studenti l’obbiettivo e lo svolgimento del gioco: dovranno ricostruire alla lavagna una frase che verrà ripetuta quattro volte e che è tratta da un ascolto fatto in precedenza.
L’insegnante espone anche le regole che sono le seguenti:
- è vietato usare carta e penna e scrivere al posto del compagno che sta alla lavagna.
- parlare in L1 comporta la perdita di un punto;
- ogni altro tipo di collaborazione (spiegazioni, consigli, suggerimenti dati al compagno che scrive) è permesso;
Le due squadre vengono schierate su due pareti opposte mentre l’insegnante, munito di registratore con contagiri (strumento fondamentale per realizzare quest’attività) si posiziona in fondo all’aula, di fronte alla lavagna alla stessa distanza da entrambe le squadre.
Si gioca!
Dopo che gli studenti hanno deciso il nome delle squadre, è stata tirata una moneta per stabilire chi inizierà a giocare l’insegnante richiama il contesto facendo partire la registrazione dall’inizio.
Ci si ferma a una frase, che viene scelta casualmente in base al numero del contagiri dato da uno studente (o con altra modalità[2]) e l’insegnante fa ascoltare questa frase quattro volte. Poi ferma il registratore, fa partire il cronometro e dà rapidamente il gesso allo studente della prima squadra che inizia a giocare. Quest’ultimo corre alla lavagna e con l’aiuto dei compagni tenta di scrivere la frase. È probabile (e auspicabile per la riuscita dell’attività) che riesca a scrivere solo qualche parola.
Allo scadere del minuto lo studente riporta il gesso all’insegnante che fa riascoltare quattro volte la stessa frase, fa partire il cronometro e consegna il gesso al primo studente dell’altra squadra. Quest’ultimo, sempre con l’aiuto dei compagni, modifica la frase alla lavagna, aggiungendo, cancellando o cambiando delle parole.
Si procede così, alternando i turni, fino a che la frase alla lavagna non è stata riprodotta in modo esattamente uguale a ciò che ha detto il parlante nella registrazione. La squadra che apporta l’ultima modifica ottenendo la frase completa e corretta guadagna un punto.
Qualora ci fosse un momento di stallo, l’insegnante potrebbe dare un piccolo aiuto sottolineando parole giuste, “regalando” parole o dando informazioni sul contesto. Tale aiuto va dato prima del turno della squadra che ha iniziato.
Prima di passare alla seconda fase gli studenti scrivono sul quaderno la frase e l’insegnante soddisfa eventuali loro domande e curiosità riguardo alla grammatica[3].
4. Fare grammatica giocando: la Gara delle Frasi Occasionali e l’apprendimento
La Gara delle Frasi Occasionali, come tutte le attività di ricostruzione del testo, può essere utile per sviluppare la comprensione poiché gli studenti devono ricomporre alla lavagna un testo ascoltato ripetutamente, ma senza l’ausilio di carta e penna nel momento dell’ascolto. La comprensione non è qui intesa quindi come la semplice decodifica dei segnali sonori, ma come un processo cognitivo profondo che guida la percezione. Con questa tecnica è possibile fare grammatica e indagare le strutture profonde della lingua, in quanto gli studenti sono stimolati spontaneamente, per mezzo del gioco e della competizione, a richiamare alla memoria le nozioni acquisite e fare ipotesi per tentare di dare coerenza al brano da ricostruire e colmarne i vuoti.
Le due squadre si avvicendano alla lavagna prima ascoltando il brano e poi trascrivendolo; a un certo punto, di solito, rimangono degli spazi bianchi, mancano alcune parole che sfuggono alla decodifica orale e si entra nella vera e propria fase di analisi. I gruppi propongono diverse soluzioni, alcune delle quali possibili, ma il gioco continua fino a che non si ottiene la riscrittura esatta della frase ascoltata. Gli studenti possono in qualsiasi momento consultare dizionari, grammatiche e l’insegnante, il quale si limita semplicemente a rispondere alle loro domande (es. “Si telefona una persona o a una persona?” “A una persona.”) senza interferire nel gioco.
Per ricostruire il testo gli studenti devono considerarlo nella sua globalità e prevedere le parole e espressioni che mancano, per poi verificare con l’originale l’accettabilità o meno delle loro ipotesi. Si tratta di uno sforzo enorme che non coinvolge solo “la skill, l’abilità operativa di comprensione dei testi”, ma anche e soprattutto “l’ability, ovvero l’abilità cognitiva di comprendere”[4]. Per ricomporre la sequenza esatta gli alunni dovranno fare ipotesi, attivare dei meccanismi (di cui non sono sempre consapevoli) e sviluppare delle strategie per arrivare alla soluzione, mettendo in azione la pragmatic expectancy grammar teorizzata da Oller nel 1979.
La Gara delle Frasi Occasionali fa sì che gli alunni arrivino a formulare numerose combinazioni collaborando attivamente con i compagni di squadra e contemporaneamente interrogandosi sulle soluzioni proposte dagli avversari, riflettendo quindi sulle strutture linguistiche e sulla coerenza e coesione testuali.
L’insegnante non interferisce nel lavoro di gruppo, semmai annota e registra, ha un ruolo marginale di controllo e lascia liberi gli studenti di continuare nell’analisi per tutto il tempo necessario. Questo da una parte migliora le dinamiche di gruppo e dall’altra permette all’insegnante di osservare in modo discreto il livello e le difficoltà incontrate dagli apprendenti. Il docente, godendo di una posizione marginale, riesce a controllare lo stadio dell’interlingua dei propri studenti senza che la sua presenza risulti invasiva. Monitorare le difficoltà e le mete raggiunte a livello linguistico è fondamentale per adattare i contenuti del corso ai bisogni dei propri discenti. La Gara delle Frasi Occasionali mi sembra una tecnica interessante anche perché limita il ruolo dell’insegnante a quello di “facilitatore” che guida le attività, mentre gli alunni lavorano in modo indipendente indirizzando sempre più il processo d’apprendimento verso l’autonomous learning: gli studenti diventano più autonomi e sicuri e di conseguenza anche più preparati a confrontarsi con la lingua in situazioni di vita reale.
Nella ricostruzione di un testo, e soprattutto nella sua trasposizione dall’oralità alla scrittura, bisogna tener conto di numerose variabili (la fonetica, la morfologia, la sintassi, la pragmatica); la Gara delle Frasi Occasionali è quindi un’attività grammaticale piuttosto complessa, lunga e anche molto stancante, ma che viene generalmente apprezzata perché dinamica e giocosa. La dimensione ludica è infatti fondamentale sotto molti punti di vista: in primo luogo l’idea della competizione stimola gli alunni ad andare avanti ed impegnarsi per raggiungere la soluzione, e mantiene quindi alta l’attenzione in un momento di grande stress; inoltre, stimola la cooperazione perché si basa sulla collaborazione, la discussione e il confronto. Gli studenti di ciascuna squadra vanno a turno alla lavagna, si fanno portavoce del gruppo, devono perciò negoziare con i compagni le modifiche da apportare al testo: nel caso di studenti “leader” questi saranno costretti a tener conto dell’opinione degli altri, non potranno fare di testa loro; gli studenti più “deboli” invece, collaboreranno attivamente alla soluzione e non vivranno come ansiogena l’attività proprio perché supportati dal resto della squadra e guidati anche dalla voce dei compagni.
La Gara delle Frasi Occasionali è una attività estremamente dinamica, in cui sono fondamentali la posizione degli alunni e il loro muoversi nello spazio. Le due squadre sono disposte sulle due pareti opposte e, finito l’ascolto ripetuto, dopo le consultazioni in cerchio, a turno corrono alla lavagna per modificare il testo. La mobilità fisica aiuta ancora una volta a vincere la noia di un’attività grammaticale e l’impegno e attenzione richiesti da ascolti ripetuti in quanto mantiene vivo l’interesse traducendo il pensiero in azione.
5. L’opinione degli studenti e le mie conclusioni
A questo punto credo sia interessante riportare le opinioni degli otto studenti che hanno portato avanti con me questo progetto e descrivere l’evoluzione del loro modo di percepire la tecnica.
Dai questionari che hanno compilato dopo la realizzazione dell’attività emerge un giudizio davvero positivo del gioco che viene definito come: <divertente>, <vivo>, <veloce>, <interessante>, <creativo>, <dinamico>, <collaborativo> e <utile>. Questi aggettivi, che ritornano con un’altissima frequenza, racchiudono il significato e la traiettoria della mia ricerca e perciò proverò a spiegarli intercalando le mie riflessioni con le parole degli studenti.
Divertirsi: la dimensione ludica risulta molto importante per gli studenti, in molti casi la capacità di mettersi in gioco e di saper ridere dei propri errori è determinante per portare a termine un’attività molto impegnativa come la Gara delle Frasi Occasionali; infatti gli studenti scrivono: <abbiamo riso un sacco>, <abbiamo fatto delle frasi che ci hanno fatti ridere>, <ci siamo divertiti anche se era difficile!>.
Collaborare: La collaborazione con i compagni è considerata di vitale importanza dagli studenti per riuscire a portare a termine il compito ed è associata anch’essa al divertimento e al piacere. Nel corso delle varie attività, infatti, i gruppi si riunivano anche durante il turno di gioco degli avversari, per confrontarsi e aiutare il compagno che dopo il successivo ascolto ripetuto sarebbe dovuto andare alla lavagna. Questo momento di condivisione e confronto è fondamentale per la riuscita dell’attività e per l’elaborazione di possibili soluzioni. Il gruppo si rivela per gli studenti una risorsa fondamentale, infatti molti affermano che “La cosa più facile è stata…” <lavorare in gruppo>, <scherzare con i compagni> e <continuare una frase che gli altri hanno cominciato a scrivere>.
Riflettere: Altalenante è invece il giudizio degli studenti rispetto all’utilità di questa tecnica. Inizialmente sembravano convinti che il gioco servisse a migliorare la capacità d’ascolto: <mi fa sviluppare il mio senso auditivo>, <mi fa sforzare a sentire meglio>,, <certamente serve per l’ascolto>. Poi, familiarizzando con la tecnica, hanno maturato convinzioni diverse: il gioco sembra utile anche per imparare parole nuove ed espressioni tipiche del parlato <imparare parole o frasi che non avevo mai sentito>, <a usare espressioni comuni che non vediamo sempre a classe>, <nuove frase fatte>, <vocabulario nuovo>, <nuove expresioni> e ricordare costruzioni grammaticali e forme verbali difficili, alcuni dicono che il gioco è servito per: <usare la grammatica (scrivere per esempio il congiuntivo bene!)>, <ho ricordato il congiuntivo, la terza personna…>. Solo successivamente, spinti a riflettere in modo più diretto dalle mie domande, arrivano tutti alla conclusione che la Gara delle Frasi Occasionali sia un’attività utile anche e soprattutto per fare analisi linguistica. Alla fine del corso gli studenti sembrano aver compreso a pieno gli obbiettivi del gioco e aver sviluppato strategie efficaci per portarlo a termine; alcuni mi scrivono che per arrivare alla soluzione è utile < guardare la lingua e pensare che di solito l’orecchio non sente bene>, <fare delle strutture logiche> e <dimenticare quello che avevo appena sentito per pensare come dovrebbe essere [la frase] usando soltanto la grammatica>.
Il traguardo fondamentale che i miei studenti hanno raggiunto attraverso questo percorso di ricerca, è l’acquisizione non solo di nuove competenze legate all’attività in questione, ma anche un diverso approccio rispetto alla lingua ed allo studio della grammatica. Tutti hanno affermato che sentono di aver modificato durante il corso le loro idee rispetto a che cosa significhi imparare una lingua straniera: mentre all’inizio la schiacciante maggioranza si riconosceva in un approccio didattico di tipo deduttivo nel quale l’insegnante è il centro del processo d’apprendimento ed il suo ruolo è quello di spiegare la regola affinché gli alunni la applichino all’interno di esercizi di tipo strutturale; alla fine queste loro convinzioni sono state scardinate. Gli studenti sembrano aver acquisito una consapevolezza nuova, è possibile fare grammatica in molti modi e attraverso numerose attività. I giochi non sono più considerati un riempitivo, ma piuttosto <un modo divertente d’imparare perché rendono la grammatica più facile>.
Bibliografia
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Caon F., Rutka S., (2004), La lingua in gioco, Perugia, Guerra Edizioni.
Catizone P., (2003a), Volare 4. Guida per l’insegnante, Roma, Edizioni Dilit.
Catizone P., (2003b), Volare 4. Corso di italiano, Roma, Edizioni Dilit.
Coonan C. M., (2001), La ricerca azione, Laboratorio Itals, Università Cà Foscari di Venezia.
D’Angelo K., Zafarana A., (2005), Il Puzzle linguistico e la Ricostruzione di conversazione: due tecniche per la riflessione metalinguistica, tesi Master Itals V ciclo, Università Cà Foscari, Venezia.
De Luchi, M., (2003), “la Ricerca-Azione” in Dolci R. e Celentin P. (a cura di) La formazione di base del docente di italiano a stranieri, Roma, Bonacci Editore.
De Luchi, M., (2006), Metodologia della ricerca nella didattica delle lingue, Modulo Master in Progettazione avanzata dell’insegnamento della lingua e cultura italiana a stranieri, Venezia, Dipartimento di Scienze del Linguaggio, Ca’ Foscari.
Luise, M.C., Insegnare la grammatica, [Internet] (21 pagine), Venezia, Dipartimento di Scienze del linguaggio dell’Università degli Studi “Cà Foscari”,http://venus.unive.it/filim/materiali/accesso_gratuito/Filim_modulo_grammatica_teoria.pdf.
Oller, J., (1979), Language test at school: a pragmatic approach, London, Longman.
Torresan, P., Risvegliare l’attenzione dello studente: nuove tecniche di comprensione di un testo in lingua straniera, [Internet] (18 pagine), Venezia, Dipartimento di Scienze del linguaggio dell’Università degli Studi “Cà Foscari”, http://ressources-cla.univ-fcomte.fr/gerflint/Venezuela4/syner-1.pdf .
Widdowson, H.G., (1983), Learning Purpose and Language Use, Oxford, Oxford University Press.
[1] La Ricerca Azione è un metodo scientifico d’indagine che ha come obbiettivo il miglioramento della prassi didattica all’interno del contesto educativo nel quale si opera, che si raggiunge sia attraverso azioni pratiche che per mezzo della riflessione sulle azione intraprese. Nella Ricerca Azione il docente è un “professionista riflessivo” che s’interroga sulle convinzioni che orientano il suo modo d’agire in classe e sull’effettiva corrispondenza tra quelle e la propria prassi didattica quotidiana. In questo senso la Ricerca Azione è anche e soprattutto, dal punto di vista dell’insegnante, uno strumento di crescita professionale. Inoltre questo tipo di ricerca prevede un monitoraggio costante dell’azione attraverso strumenti di raccolta dati quali: questionari, interviste, video e audio registrazione che vengono sottoposti sia agli studenti che ai realizzatori della ricerca. L’altro elemento rilevante e che serve a garantire la scientificità del progetto è la collaborazione attiva di più soggetti nell’analisi e interpretazione dei dati.
2 Il libro di testo Volare contiene alcune registrazioni di Gara delle Frasi Occasionali in cui ci sono tre o quattro frasi ripetute per quattro volte.
3 Descrizione basata sul materiale fornito da Luisa Guerrini per il Corso di Formazione DILIT (1 – 3 settembre 2008, IIC Madrid).