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Alcuni problemi nella programmazione di un corso avanzato

Vorrei trattare di alcuni problemi specifici che comporta un corso per studenti di livello “avanzato”. Per “avanzato” intendo uno studente che, per quanto riguarda la sua capacità di parlare, sia già in grado di comunicare qualunque cosa a chiunque senza provocare nell’interlocutore grossi problemi di comprensione.

Le difficoltà di questo studente in quest’area (il parlare) riguardano per lo più la non conoscenza di talune sfumature linguistiche spesso di tipo non verbale (sfumature che possono essere legate alla scelta di un determinato tono, di un determinato suono, di un ritmo di discorso piuttosto che di un altro) il cui uso o non-uso non interferisce tanto con la comunicazione del significato del messaggio quanto con la trasmissione di determinati stati emotivi.

Questo studente inoltre conosce la “teoria” della grammatica ed è in grado, per esempio, di completare in modo corretto un esercizio strutturale, ma quando parlando si trova a dover affrontare determinate forme un po’ complesse (il periodo ipotetico, il discorso indiretto, ecc.) esita e tentenna in quanto non ha ancora raggiunto in questo l'”automaticità” richiesta dalla lingua parlata. Per chiarire ancora meglio direi che la competenza linguistica dello studente “avanzato” mostra delle lacune:

  • nell’appropriatezza ad un contesto extralinguistico: per esempio ad un rapporto sociale (molti studenti hanno avuto poco a che fare con ambienti formali, parlano perfettamente un italiano colloquiale mentre hanno difficoltà nell’esprimersi in modo formale o viceversa) o ad una particolare situazione emotiva (per cui non sono perfettamente in grado di adattare le proprie parole ad una situazione di tensione, di ironia, ecc.);
  • nella correttezza grammaticale come spiegato sopra.

Questo studente non incontra invece difficoltà nell’affrontare la produzione di lingua scritta: diciamo che può avere più o meno le stesse difficoltà di un parlante di madrelingua che debba utilizzare strumenti comunicativi molto specifici o che richiedono la conoscenza di un particolare vocabolario (per esempio la stesura di una domanda di ammissione ad un concorso, la relazione su un argomento tecnico, ecc.).

Lo stesso discorso vale per il leggere: a questo punto lo studente non ha problemi di comprensione; nel caso avesse sviluppato interessi specifici per la letteratura o per determinati testi critici scientifici o tecnici avrà naturalmente la voglia e la necessità di approfondire la conoscenza di “quel” linguaggio, ma qui si entra in un campo abbastanza individuale di esigenze.

Un discorso un po’ più generale può invece essere fatto per la comprensione della lingua parlata, ovvero per l’ascoltare. Questo studente avanzato capisce senza problemi il “senso” di ogni discorso, ma gli manca talvolta la capacità di cogliere le “sfumature” o di sintonizzarsi immediatamente sul registro usato dall’interlocutore.

Mi sembra a questo punto necessario accennare al fatto che in Italia la presenza di forti inflessioni dialettali nell’uso del parlato causa spesso difficoltà non indifferenti, per la comprensione, allo studente straniero.

Avendo perciò delineato che cosa intendo per studente “avanzato” direi che per questo tipo di studente è indispensabile la costruzione di un programma molto individualizzato soprattutto per ciò che riguarda la lingua scritta. È necessario allora trovare dei modi per stimolare in lui l’acquisizione di nuove forme e vocaboli che facciano parte di quello specifico campo in cui è interessato. A questo punto, secondo me, le tecniche da usare non sono poi molto diverse da quelle che possono venire usate nei livelli precedenti.

Per la lingua parlata invece, mi sembra di poter distinguere esigenze più tipiche di questo livello:

  1. L’esigenza di raggiungere “automaticità” nell’uso di determinate forme grammaticali più complesse;
  2. l’esigenza di imparare a riconoscere ed usare ciò che serve per trasmettere le “sfumature” linguistiche con particolare attenzione a quelle non verbali;
  3. l’esigenza di approfondire il legame tra pensiero e parola, ovvero la capacità di esprimere il più esattamente possibile anche i ragionamenti e le idee più personali ed astratte;
  4. vorrei aggiungere che a molti studenti può interessare essere in grado di prendere appunti durante una lezione, una conferenza, una riunione e che questo richiede una capacità di interpretazione e produzione della lingua parlata abbastanza particolare.

A questo punto vorrei cercare di descrivere alcune attività che possono soddisfare queste esigenze. Premetto che comunque la preparazione di un corso per studenti “avanzati” richiede, ancora di più di quella di un corso per livelli inferiori, la disponibilità di moltissimo materiale autentico di grande varietà. Infatti, non è assolutamente più possibile “semplificare”: lo studente ha bisogno proprio della complessità, della ridondanza, al limite dell’incomprensibilità apparente del parlato reale e solo partendo da questo potrà imparare a cogliere queste famose “sfumature”.

Una delle attività più utili a questo livello è rappresentata, secondo me, dalla discussione su un determinato tema possibilmente scelto e presentato dallo studente.

La discussione offre uno dei momenti più ricchi della comunicazione anche dal punto di vista emotivo. Infatti, a parte la necessità di esprimere chiaramente quello che si pensa, capita spesso, durante una discussione, di dover affrontare una grande varietà di situazioni emotive. Quando si discute è spesso necessario essere “diplomatici”, “ironici”, “bruschi”, esprimere accordo condizionato, accordo parziale, disaccordo completo, simpatia, disgusto… la gamma è amplissima e numerosissime sono le “sfumature” che il parlante di madrelingua usa e che lo studente deve imparare a riconoscere ed usare lui stesso.

Partiamo proponendo allo studente di preparare una breve relazione orale per la classe su qualche argomento di cui è competente o che lo interessa: in questo modo si pongono le condizioni per avere un momento di comunicazione reale all’interno della classe e si offre allo studente la possibilità di usare diverse abilità:

nella fase di preparazione lo studente dovrà:

  • analizzare ciò di cui vuole parlare ed evidenziarne i punti che possono risultare più interessanti per la classe. Spesso questo lo porterà ad allargare il suo vocabolario attivo;
  • ordinare questi punti in una specie di scaletta o in una serie di note da consultare durante l’esposizione: questo gli richiederà un utile sforzo di sintesi;

nella fase di esposizione in classe lo studente dovrà, per quanto riguarda la comunicazione non verbale:

  • utilizzare anche la gestualità, la mimica per farsi capire e per sottolineare determinati aspetti del discorso;
  • utilizzare l’intonazione, le pause, in modo funzionale alla comunicazione;
  • utilizzare eventualmente diversi strumenti quali schemi, fotografie, ecc.

Per quanto riguarda la comunicazione verbale:

  • utilizzare un lessico comprensibile e spesso sarà costretto a spiegare vocaboli nuovi agli altri studenti, a usare la parafrasi, a ripetere.

Gli altri studenti a loro volta utilizzeranno anche la loro capacità di accogliere informazioni non verbali per capire, potranno prendere appunti da usare in seguito, per esempio per contestare quanto affermato, potranno interrompere per chiedere chiarimenti e spiegazioni.

La discussione che si sviluppa in seguito dà la possibilità a tutti di esprimere ciò che pensano, di contraddire o di confermare e, in generale, se l’argomento è stimolante e se l’insegnante riesce a svolgere bene il suo ruolo di animatore, gli studenti in questa fase tendono a dimenticare che stanno parlando in una lingua straniera e in un’ora di lezione concentrano tutte le loro forze sull’obiettivo comunicare.

Si può obiettare che, durante questa attività, gli studenti non imparano niente di nuovo né sul piano di quelle famose sfumature, né sul piano grammaticale. A parte il fatto che questo è falso perché in simili momenti lo studente, spinto dalla necessità e dal desiderio di comunicare la sua idea, arriva ad utilizzare e sperimentare forme espressive di cui non era ancora cosciente (avviene cioè un passaggio di queste forme dal suo patrimonio linguistico passivo a quello attivo) c’è anche da valutare l’importanza della sensazione di “mancanza” che lo studente può avvertire nel momento in cui non riesce a raggiungere pienamente il suo scopo comunicativo.

Per esempio: se lo studente vuole interrompere e non ci riesce, se vuole esprimere disaccordo senza provocare reazioni di aggressività nell’altro e non ci riesce sarà, alla fine, nello stato d’animo ideale per recepire modi di “interrompere” o di “contraddire diplomaticamente” nel caso glieli si facciano notare.

Per questa ragione è molto utile, secondo me, far seguire ad una attività di discussione di questo genere una di ascolto intensivo di una discussione tra parlanti di madrelingua e, in questo momento, focalizzare l’attenzione già stimolata degli studenti a notare anche ogni particolare della lingua con grande pignoleria: intonazione, pause, suoni, ritmo.

Certamente sarebbe anche molto utile non solo ascoltare ma, grazie per esempio ad un videotape, poter vedere una discussione così da poter osservare anche i gesti, la mimica, ecc.

Per quanto riguarda invece il problema della correttezza grammaticale, io credo che l’insegnante, durante queste discussioni, ben lungi dall’interrompere lo studente per correggerlo (cosa che risulterebbe estremamente frustrante) dovrebbe prender nota dei momenti di esitazione e di dove gli studenti più spesso sbagliano per organizzare in seguito, proprio a partire da questi punti deboli, esercitazioni orali di tipo biecamente strutturale. Nella maggior parte dei casi infatti lo studente avanzato sa perfettamente perché sbaglia, non dipende da un suo problema di conoscenza di determinati meccanismi grammaticali, quanto dalla mancanza di rapidità d’uso di questi, diciamo di “automaticità” (se lo studente potesse pensare per 2 o 3 minuti probabilmente non sbaglierebbe, ma perderebbe il filo del discorso).

L’unico modo di rendere più automatico l’uso di queste forme, abbreviando così il tempo del ragionamento se non eliminandolo, è, secondo me, quello di esercitarle attraverso tutta la gamma dei cosiddetti “drills di sostituzione”. Per esempio, se lo studente ha dimostrato di avere problemi con l’uso del periodo ipotetico sarà utile proporgli una serie di esercizi in cui, dato un esempio:

“Se tu fossi venuto, l’avresti incontrata”,

vengano in seguito forniti dei suggerimenti di sostituzione che lo studente debba molto rapidamente utilizzare:

…………… divertirsi

…………… vedere

…………… conoscere

In questo modo la forma corretta dovrebbe progressivamente “entrare nell’orecchio” e diventare familiare allo studente così che nel momento in cui lui stesso la debba utilizzare durante la conversazione gli venga automatica.