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Sei personaggi in cerca di autore: siamo tutti sceneggiatori

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Quando ho saputo il tema e le date del Seminario Dilit International House 1999 era già troppo tardi e gli impegni presi non mi hanno permesso di partecipare. Così ho chiesto a Christopher di darmi una possibilità sugli Atti per condividere con Voi un’attività che facciamo qui da noi a Taormina e che riguarda proprio i testi cinematografici e la loro didatticizzazione e che credo e spero si integri bene con quelle presentate durante il seminario. Cercherò di descrivere prima l’attività e poi di fare alcune considerazioni in proposito, anche se immagino sia meglio introdurla prima in qualche modo.

Si tratta di un’attività di scrittura creativa condizionata dalle immagini (niente di rivoluzionario!!). Questa volta però le immagini sono lo spezzone significativo di un film (solo immagini, senza audio) “in muto”. Lo scopo “evidente” dell’attività è quello di dare “parola” alle immagini, cioè di scrivere (inventando) il dialogo possibile fra i personaggi dello spezzone del film scelto. Ci sono anche delle finalità meno evidenti di cui vorrei però parlarvi dopo avervi presentato le modalità dell’attività stessa.

Materiale necessario

  1. TV e videoregistratore;
  2. uno spezzone di ca. 3 minuti di un film “in muto”, senza audio (per esempio, un dialogo fra due personaggi dove il contesto scenico, gli oggetti presenti, le espressioni facciali, i movimenti e l’umore dei personaggi ci “narrino” già in modo naturale il contenuto del dialogo);
  3. un foglio di lavoro con su solo i nomi dei personaggi e le battute per ciascuno di loro (numero e ordine di battute calcolate in base all’originale).

Esecuzione

  1. Presentazione dell’attività da parte dell’insegnante alla classe (la consapevolezza di ciò che è richiesto fare agli studenti è sempre determinante al fine della buona riuscita di qualsiasi attività);
  2. visione ripetuta dello spezzone del film “in muto” (3-4-5 volte, a scelta dell’insegnante e in base alla “leggibilità” del dialogo e dell’evento cinematografico). Il foglio di lavoro non deve essere ancora consegnato in questa fase. Tra una visione e l’altra, lasciare qualche minuto per la riflessione e la rielaborazione delle idee (si potrebbero fare anche consultazioni di coppia, ma trovo che in questa attività il lavorar da soli produca una differenziazione di “sceneggiature” ricca di spunti molto interessanti per un’osservazione generale collettiva seguente (oltre al fatto che la “sceneggiatura” prodotta ci dirà molto del profilo psicologico dei nostri studenti!!);
  3. consegna dei fogli di lavoro;
  4. visione dello spezzone, questa volta interrotta (tasto pausa) ad ogni battuta, per dar tempo allo studente di scrivere la sceneggiatura. In questa fase si dovrebbe chiedere allo studente di rispettare anche i tempi della durata della battuta (per un effetto syncro finale);
  5. ri-visione ripetuta (p.e. 3 volte) dello spezzone per intero affinché lo studente possa ri-lavorare la propria sceneggiatura in modo da renderla più coerente con le immagini stesse.

Post-attività possibili

  1. Revisione fra pari;
  2. recitazione in syncro della propria sceneggiatura (passano le immagini “mute” e l’autore della sceneggiatura legge il proprio testo). Post attività molto interessante, divertente e (normalmente!) gratificante per lo studente;
  3. Ascolto autentico della versione originale e role-play (fase retelling);
  4. Ascolto analitico (analisi morfosintattica /lessicale/metalinguistica).

Considerazioni

  1. L’attività si concentra sulle abilità linguistiche e metalinguistiche dello studente;
  2. lo studente non è costretto a fare un grande investimento in fantasia. Il contenuto della sceneggiatura è dato dalle immagini stesse dello spezzone del film. Lo svilupparsi della storia è lì nelle immagini stesse che lo aiutano a lavorare con la propria fantasia; supporto magnifico per coloro con “deficit di produzione fantasmagorica” e/o non sviluppate capacità narrative;
  3. possibilità di lavorare a livello metalinguistico sulla coerenza tra il registro psicologico della scena e il linguaggio usato dallo studente per esprimerlo, sul vocabolario e le espressioni usate con un determinato stato d’ansia (esprimere tristezza, gioia, imbarazzo, costernazione, sorpresa, rabbia, noia, ecc.), sulla presa di turno e le espressioni relative;
  4. l’attività dà spazio ad una serie di post-attività, fra cui, interessante, la fase di re-telling (fissazione) attraverso il role-play che può seguire all’attività di ascolto (e/o lettura, se si sceglie di dare la trascrizione del testo originale) analitica (lessicale e uso pragmatico);
  5. lo studente rimane piacevolmente sorpreso dalle proprie doti di sceneggiatore nascoste e per magia apparse!

Per un test, potete estrarre il dialogo fra la ragazzina e lo psicologo durante la seduta di terapia, ne Il grande cocomero di Francesca Archibugi.

Buona visione!