Il materiale orale autentico
Un anno e mezzo fa circa, mi trovai a partecipare a Venezia ad un convegno organizzato dal LEND (Lingua e Nuova Didattica), in collaborazione col British Council e l’lnstitut Pédagogique Français. I relatori erano per la maggior parte anglofoni e per tre giorni, tanto durò il convegno, mi resi conto di quanta difficoltà avessi nel capire ciò che esponevano. Tutto questo sebbene la mia capacità di produrre la lingua inglese parlata fosse piuttosto buona e gli argomenti trattati fossero molto inerenti al mio lavoro di insegnante. Perché avvenne questo? Il perché va ricercato nel fatto che, durante i miei studi della lingua inglese, non ero stato sufficientemente preparato, o meglio non mi ero sufficientemente esercitato allo sviluppo dell’abilità di capire la lingua parlata. Come dice anche Gillian Brown nel suo libro Listening to Spoken English, solo nell’ultimo trentennio si è abbandonata la tradizione di porre l’accento sull’insegnamento della lingua scritta nell’insegnamento delle lingue straniere. Le mutate condizioni storico-politiche, ma soprattutto sociali ed economiche, hanno reso necessaria una maggiore preparazione nella lingua orale. Nell’insegnamento delle lingue straniere si è venuto a creare, però, un nuovo squilibrio. Si è data molta maggiore importanza alla capacità di produrre la lingua, che a quella di comprendere la lingua. Si supponeva che gli studenti sarebbero arrivati alla comprensione della lingua parlata in modo “naturale”, via via che sviluppavano una maggiore abilità nella produzione della lingua orale. Ma la mia esperienza, e quella di moltissimi altri, può dimostrare l’infondatezza di questa supposizione. Infatti, pur esprimendosi in modo più che comprensibile nella lingua straniera parlata, ci si sente frustrati e in seria difficoltà quando si tratta di capire i messaggi della lingua straniera parlata autentica.
La capacità di comprensione orale, come la produzione, ha bisogno di essere sviluppata con particolare cura. Si dovrebbe mettere lo studente molto di più, di quanto attualmente si faccia, a contatto con la lingua orale. Pertanto l’insegnante dovrebbe dedicare più tempo in classe ad esercizi di ascolto della lingua straniera ed avere a disposizione una maggiore quantità e varietà di materiali d’ascolto.
Sulla qualità e il genere dei materiali orali ci sono da fare, altresì, alcune importanti considerazioni.
Se prendiamo in esame la comunicazione orale, ci renderemo conto che la pronuncia non è che un aspetto di essa (sebbene nell’insegnamento della produzione orale della lingua si tenda a dare alla pronuncia, insieme alla grammatica, il maggior risalto). Se ascoltiamo una conversazione “normale” tra parlanti della stessa madrelingua, ci accorgeremo che la lingua è piena di interruzioni, false partenze, “errori” sintattici, ristrutturazioni di frasi lasciate a metà. Scopriremo come i parlanti gestiscono la conversazione prendendo tempo per organizzare i pensieri, correggendo ciò che hanno detto prima, senza però cedere la parola agli altri. Vedremo che per fare questo si serviranno di segnali discorsivi (p. es. “guarda”, “dunque”, “però”, “cioè”, “esatto?”, ecc.) oppure controllando la conversazione con ripetizioni sintattiche e lessicali. Noteremo anche quanta importanza hanno, per determinare i significati, elementi fonologici come il ritmo, l’intonazione e l’accento. Ed ancora, come si possono individuare e definire atteggiamenti emotivi da altri elementi quali il volume, la velocità, l’altezza nella gamma della voce rispetto al resto del discorso, ecc. Tutti questi aspetti della comunicazione orale, naturalmente insieme alla pronuncia, rendono la lingua così difficile da capirsi per un non-nativo.
Come scrive Augusto Lamartina (in Lend, gennaio 1979): “Al momento di capire ci si deve misurare con la lingua nella sua complessità naturale”. Quando ascoltiamo una lingua non abbiamo nessuna possibilità di controllo. Non possiamo riflettere su una singola parola o riascoltare a piacimento una parte non chiara. È necessario capire immediatamente, anche se magari le condizioni d’ascolto non sono ottimali. Perciò se noi facciamo ascoltare ai nostri studenti dialoghi costruiti “ad uso didattico”, cioè artificiosi in molte loro parti e registrati in condizioni acustiche perfette, non aiutiamo come potremmo lo studente a sviluppare la sua capacità di capire i messaggi che gli arrivano tramite la lingua parlata quando questa è usata nella comunicazione ordinaria. In conclusione, nei nostri corsi dovremmo tenere in maggior conto il fatto che i nostri studenti se saranno parlanti nella lingua straniera, dovranno pure essere ascoltatori e perciò in condizioni di dover capire dei messaggi orali autentici. Dovremmo, quindi, curare lo sviluppo dell’abilità dello studente di capire la lingua orale senza mortificarla rispetto alle altre abilità linguistiche.
Nella scelta del materiale dovremmo operare in modo da sottoporre allo studente brani che contengano tutti gli aspetti della comunicazione orale autentica, cioè normale, dei parlanti di madrelingua.
Quanto prima lo studente si troverà a contatto con la lingua reale, tanto meglio sarà. Il suo progresso sarà solo una questione di tempo passato ad esercitarsi, come per qualsiasi altra abilità.